Un innocente assassino by Margherita Altea

Un innocente assassino by Margherita Altea

autore:Margherita Altea [Altea, Margherita]
La lingua: eng
Format: epub
editore: AUGH!
pubblicato: 2023-10-12T11:09:43+00:00


11.

Giovanni sentì arrivare Occhi di cielo, ormai ne riconosceva l’incedere. Quella presenza gli regalava uno sprazzo di quiete.

Non lo lasciò neppure giungere di fronte alla porta che iniziò a parlare: «Avete mai provato così tanta devozione nei confronti di una donna da non riuscire a pensare ad altro?». Subito si pentì di avergli rivolto una così audace domanda.

Tacque alcuni istanti. Poi, come se nulla fosse rispose:

«Sì, provo quanto dite per mia moglie».

Quale entusiasmo provocarono in lui quelle parole, raccontò di tutto ciò che provava per la sua sposa e di quanto bisogno avesse di stringerla a sé.

La guardia, come fosse il suo confessore, lo ascoltò in silenzio, mentre Giovanni gli apriva il suo cuore.

***

La casa dei Brunetto mi apparve come un approdo sicuro. Arrivato davanti alla porta mi resi conto che era l’ora di pranzo. Non potevo disturbare. Indietreggiai lentamente, ma gli zoccoli del cavallo sulla pietra echeggiarono nella piana. Zinobia fu la prima ad affacciarsi. Mi salutò agitando velocemente la mano e poi corse dentro. Un secondo dopo mi ritrovai alle prese con il padrone di casa, mi pregava di fermarmi con loro. Anche se con grande imbarazzo, accettai. Salutai i presenti. Per prima zia Paola, padrona di casa dalla corporatura tanto esile da far sembrare il vestito che indossava appeso su una gruccia. Quando si sollevò per porgermi la mano, mi parve di vederla ondeggiare spinta dalla corrente. Appena un cenno da parte del padre e Anna e Zinobia corsero verso la cucina a prendere piatto e posate. Anna arrivò verso di me con passo malfermo e io stetti pronto ad afferrare al volo quanto mi porgeva.

Consumammo un’ottima minestra di pecora accompagnata da un arrosto dello stesso animale.

«Capiti al momento giusto. Non mangiamo mica così tutti i giorni!».

Sorrisi e manifestai il mio gradimento ripulendo per bene il piatto. Finito il pasto le due ragazze sbarazzarono la tavola e si occuparono di tutte le faccende, mentre la madre fluttuò fino al sofà, dove riprese a lavorare con l’uncinetto.

Ciccio mi invitò a fare due passi fuori. Si accese la pipa e si mise soddisfatto a osservare la sua proprietà.

Decisi di affrontare subito l’argomento. Non sapendo da dove iniziare, raccontai all’uomo la proposta fattami dai miei fratelli. Mi ascoltò con attenzione e con calma attese che concludessi.

«Francamente non mi pare una buona idea. Perché privarti di quanto la tua povera madre ti ha lasciato per un futuro così incerto?».

Gli diedi ragione, ma ribadii anche che nulla mi legava a Finucchiaglia. Lì non avevo più nessun legame, nessuno che attendesse il mio ritorno a casa, a parte la buona famiglia Colbu, della quale non facevo comunque parte. L’uomo non poté contraddirmi. Si fermò a riflettere.

«Il tuo avvenire è qui, ragazzo. Non startene con le mani in mano, cercati una brava ragazza, metti su famiglia!».

Proprio quello volevo sentirgli dire, approfittai subito della situazione.

«A questo proposito vi dico che solo voi potete farmi cambiare idea».

Parve turbato dalle mie parole.

«Cosa intendi dire? Non starai mica parlando delle mie figlie?».

Subito arrossii e abbassai il capo.

«No, certo che no! Non mi riferivo affatto alle vostre figliole.



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