Un italiano in Islanda by Roberto Luigi Pagani

Un italiano in Islanda by Roberto Luigi Pagani

autore:Roberto Luigi Pagani [Pagani Roberto, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2022-03-02T12:00:00+00:00


Lára e io passiamo le vacanze di Natale dai suoi genitori. La strada che porta alla fattoria è lunga e, in quella stagione, assai buia. A metà pomeriggio arriviamo a Vík e ci fermiamo per una pausa. Il sole è da poco tramontato dietro i faraglioni, le strade non sono innevate, ma qua e là permangono macchie di ghiaccio isolate, a monito per i viandanti: possono sempre essere nuovamente ricoperte di neve.

Arriviamo verso la fattoria che è quasi sera ed è buio pesto. Non ci sono lampioni, le uniche luci visibili sono quelle di Natale, che seguono il contorno del tetto spiovente della casa, e quelle delle finestre della sala da pranzo. Sembrano sospese nel profondo buio del cosmo. Non si intuisce la presenza dei dirupi sul retro della fattoria, e mi sembra di vedere i campi incrostati di ghiaccio solo perché li ho ben impressi nella memoria.

Nei giorni che trascorriamo là ci alziamo tardi. La luce inizia a comparire a sudest soltanto verso le dieci e il cielo non si schiarisce veramente prima delle undici. I genitori di Lára si svegliano ugualmente presto, per andare nella stalla ad accudire gli animali. Quando mi alzo, prendo una generosa cucchiaiata di olio di fegato di merluzzo e faccio una tarda colazione con yogurt denso, noci e mandorle. I latticini in Islanda sono fenomenali, e il latte è di qualità superiore. Gli animali fanno una vita assai migliore dei loro omologhi in altri Paesi, e la differenza nella qualità dei prodotti è palese. Annaffio il tutto con un bel caffè filtrato. Quando sono in campagna non lo faccio nella moka, perché per me è come consumare un misto di frutti di mare in una località alpina, o un arrosto di cervo con polenta sulla Costiera Amalfitana. Si può fare, e non c’è nulla di male, ma per me non funziona. Il caffè filtrato islandese è l’accompagnamento migliore alle atmosfere dell’Islanda di una volta, quella che si respira nelle remote campagne.

Finita la colazione, si è fatto chiaro. Sembra un’alba, ancora: il sole è basso e la luce debole e molto arancione. Durerà poche ore soltanto. In quelle ore esco, ben coperto. Faccio un giro nella stalla, dove trovo centinaia di pecore a consumare quel che resta del fieno distribuito poco prima. Si tengono vicine per scaldarsi, ma il loro calore riscalda anche me. I cani mi corrono incontro esaltati, vogliono attenzione e gliene concedo un bel po’. Anche i montoni si affacciano curiosi con occhi imploranti, mendicando una generosa grattatina sotto il mento o dietro alle orecchie. Si danno piccoli colpi di corna per mandar via i rivali e tenere tutta per sé la mia mano dispensatrice di piacere.

Esco dalla stalla e l’aria è ferma e frizzante. Pulita come la coscienza di un angelo. Mi avvicino a dei cavalli islandesi che stanno poco discosti dalla stalla, con gli zoccoli piantati nel fango duro e gelato. Hanno la livrea invernale, folta e lunga, che conferisce loro un aspetto più tozzo, quasi da orsacchiotti. I



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