Un mestiere pericoloso by Luciano Canfora

Un mestiere pericoloso by Luciano Canfora

autore:Luciano Canfora [Canfora, Luciano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: archivio ladri di biblioteche
editore: Grizli777
pubblicato: 2013-01-31T17:40:40+00:00


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Nel 286 Teofrasto morì. Usuo testamento, molto circostanziato, ci consente di farci un idea concreta della struttura materiale del Liceo. «Dovranno essere completati ì lavori per la ricostruzione del Museo con le statue delle dee [cioè delle Muse]»; «in secondo luogo l'immagine di Aristotele dovrà essere collocata nel Tempio con tutti gli altri doni votivi che prima erano nel Tempio»; «ilportico che conduce al Museo dovrà essere ricostruito non meno bello di un tempo»; «le tavole che rappresentano il movimento ciclico della terra dovranno essere riposte nel portico inferiore»; «l'altare dovrà essere ricostruito sicché risulti perfetto e decoroso»; «ildenaro per l'erezione della statua di Nico- maco è già in mano a Prassitele».50 Non solo comprendiamo, da queste prime clausole, che Teofrasto disponeva l'avvio di opere che miravano al consolidamento e al miglioramento della struttura, ma siamo portati a immaginare un sito che prefigura, sia pure in piccolo, il Museo alessandrino. he tavole sui movimenti della terra dovevano essere uno strumento di studio di cui la scuola andava fiera: la loro menzione nel testamento ne e una conferma.

Terminate le disposizioni relative all'edificio, il testamento dispone due lasciti ad personam: «a Callino il podere che posseggo a Stagira, a Neleo tutti i miei libri». Sembra chiaro che il senso di quelle parole sia «tutti i miei libri», perché Teofrasto sta parlando, lì, della destinazione di sue proprietà. Al contrario il resto delle disposizioni riguarda le strutture della scuola ed il lascito è perciò collettivo: «Lego il giardino e ilperipato, e tutte le case vicine al giardino, a quelli degli amici (qui sotto ricordati) che vorranno, rimanendo lì, studiare insieme la filosofìa », e aggiunge: «a condizione che nessuno alieni questi beni e nessuno se ne serva come cosa privata, ma piuttosto tutti li posseggano in comune [...] come è conveniente e giusto». Quindi elenca i nomi di coloro che comporranno la comunità: Ip- parco, Neleo, Stratone, Callino, Demotimo, Demarato e pochissimi altri. Si ha la netta sensazione, raffrontando questo testamento a quello, molto sommario, di Aristotele, che solo con Teofrasto la scuola ha assunto una vera e propria struttura sìa materiale che organizzativa. La piccola comunità che è invitata a fruire collettivamente di quei beni è quello che si potrebbe definire il personale stabile, effettivo della scuola: altra cosa, ovviamente, i frequentatori esterni.

I soli che ricevono un trattamento particolare sono Cailino, cui viene lasciato un podere che Teofrasto possedeva in Macedonia proprio nella città natale dì Aristotele, e soprattutto Neleo, cui Teofrasto lascia «i suoi libri». Come mai questi ultimi non facevano parte delle strutture della scuola, sullo stesso piano, ad esempio, delle tavole astronomiche? La spiegazione si può trovare in Strabone, in quella pagina, che abbiamo ricordato più volte, dedicata al destino dei libri dì Aristotele, in particolare in quella frase con cui il racconto incomincia e con la quale Strabone mette per così dire i pezzi sulla scacchiera:51 «Dalla città di Scepsi [in Troade] provenivano i socratici Era- sto e Corìsco, e il figlio di Corìsco, Neleo, uno che aveva potuto essere allievo sia di Aristotele che di Teofrasto.



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