Un viaggio in sambuco by Unknown

Un viaggio in sambuco by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-06-06T00:00:00+00:00


La ricevuta, datata Cecilio Báez, 30 aprile 1973, è «per lavoro eseguito da un gruppo di Guayaki». Stolz voleva quel denaro, a suo dire, solo per versarlo in seguito agli indios.

Bisogna sapere che frattanto la foresta che dava riparo ai Guayaki era stata diboscata per una larghissima fascia intorno alla riserva e sostituita da ranchos e fattorie, e che dopo le grandi cacce all’uomo del 1972 nelle vicinanze non si vedevano più indios. Un Guayaki, nel caso improbabile che lasciasse di sua spontanea volontà la foresta per entrare nella riserva, avrebbe dovuto attraversare chilometri e chilometri di quest’area diboscata, ora proprietà di coloni che sugli indios, si diceva, non esitavano a sparare a vista. Ciò nonostante la popolazione di Cecilio Báez segnò un improvviso aumento, raggiungendo nel giugno 1973 il numero di centodieci. Intorno a quella data Mark Münzel, tornato a Francoforte, ricevette da un contatto locale una lettera che diceva: «I missionari della New Tribes Mission adesso vanno con automezzi a caccia di Guayaki nella regione di Igatimi (a centocinquanta chilometri da Cecilio Báez), per reintegrarli nella riserva». Peraltro il 23 agosto 1973 un visitatore della riserva contò solo venticinque indios, numero molto inferiore a quello dei missionari e delle loro famiglie. Una nuova crescita di popolazione si ebbe (riferisce Münzel) il 17 settembre, quando «secondo il missionario nordamericano ... un gruppo di quarantacinque Guayaki è stato portato nella riserva su un camion, “per volontà di Dio” e con l’aiuto dell’Ufficio affari indigeni del ministero della Difesa e delle locali autorità di polizia della regione di Laurel, dipartimento dell’Alto Paraná». Perciò alla fine di settembre avrebbero dovuto esserci nella riserva una settantina di indios; ma nel gennaio 1974, quando la visitò Jonathan Kandell, corrispondente del «New York Times», se ne contavano meno di cinquanta. La riserva continuava a divorare indios.

Nel marzo 1974 la Lega internazionale per i diritti dell’uomo e l’Associazione interamericana per la democrazia e la libertà accusarono il governo paraguaiano di complicità nella schiavizzazione e genocidio degli indios guayaki, in violazione dello Statuto delle Nazioni Unite, della Convenzione sul genocidio e della Dichiarazione universale dei diritti umani.

In una protesta indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, protesta documentata da quattro allegati, rapporti di testimoni oculari e fotografie, le due organizzazioni elencarono le seguenti violazioni, tali da portare alla «totale scomparsa di un gruppo di esseri umani», il gruppo etnico guayaki: 1) schiavizzazione, torture e uccisioni di Guayaki nelle riserve del Paraguay orientale; 2) mancata somministrazione di cibo e medicine, e conseguenti decessi per fame e malattie; 3) massacri fuori delle riserve per mano di cacciatori e mercanti di schiavi, tollerati e perfino incoraggiati da membri del governo, e con l’aiuto delle forze armate; 4) smembramento delle famiglie e vendita in schiavitù dei figli, in particolare di ragazze avviate alla prostituzione; 5) repressione e distruzione delle tradizioni culturali guayaki, tra cui l’uso della loro lingua, musiche tradizionali e pratiche religiose.

L’8 marzo il senatore Abourezk, appoggiato da quarantaquattro colleghi, prese la parola nel Senato degli Stati Uniti «per denunciare le azioni di genocidio ancora imperversanti in Paraguay».



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