Urania 1089 - Ritorno alla Terra by Octavia Butler

Urania 1089 - Ritorno alla Terra by Octavia Butler

autore:Octavia Butler [Butler, Octavia]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Urania, fantascienza, narrativa
editore: bandinotto
pubblicato: 2012-06-15T07:47:06+00:00


Akin si svegliò, il giorno seguente, sentendosi ancora infelice: era preoccupato per sua madre, sentiva la mancanza del suo affine. Ma andò ugualmente da Tate a chiederle di portarlo in braccio per un po', perché voleva parlare con lei.

Tate lo accontentò subito e lo condusse al torrente, piccolo e rapido, dal quale avevano attinto l'acqua.

— Lavati — gli disse — e intanto parliamo. Non voglio dare agli altri l'impressione che abbiamo dei segreti.

Mentre si lavava, Akin le raccontò che Neci stava facendo di tutto per far tagliare i tentacoli ad Amma e a Shkaht. — Crescerebbero di nuovo — spiegò. — Ma nel frattempo Shkaht sarebbe come cieca e non riuscirebbe a respirare normalmente. Soffrirebbe moltissimo. Potrebbe perfino morire. Amma no, quasi certamente, ma sarebbe menomata. Non riuscirebbe a usare nessuno dei suoi sensi nel modo giusto. Non riconoscerebbe odori e sapori che dovrebbero esserle familiari, come se potesse sfiorarli ma non toccarli, finché i tentacoli non le cresceranno di nuovo. Ricrescerebbero ogni volta. E soffrirebbe, se glieli tagliassero. Come se a te strappassero gli occhi.

Tate si sedette su un tronco caduto, senza badare ai funghi e agli insetti che lo ricoprivano. — Neci è molto brava a convincere la gente — disse.

— Lo so. Per questo mi sono rivolto a te.

— Gabe mi ha detto qualcosa, a proposito di una piccola operazione chirurgica sulle bambine. Sei sicuro che l'idea sia di Neci?

— L'ho sentita mentre ne parlava, la prima notte dopo la partenza da Phoenix.

— Dio santo — sospirò Tate. — E non la smetterà. Non la smette mai. Se le bambine avessero qualche anno in più, mi piacerebbe metterle in mano un coltello e dirle di provarci. — Fissò Akin. — Dato che nessuna delle due è ooloi, penso che il tentativo le riuscirebbe fatale. Giusto, Akin?

— Sì.

— E se le bambine non fossero coscienti?

— Sarebbe lo stesso. Anche se... anche se fossero morte da poco, pungerebbero ugualmente chiunque tentasse di tagliare o strappare i tentacoli.

— Perché non mi hai detto questo particolare, anziché spiegarmi quanto soffrirebbero le bambine?

— Non volevo spaventarti. Noi non vogliamo spaventare nessuno.

— No? Be', a volte è un bene spaventare la gente. A volte la paura è l'unica cosa che impedisca di fare stupidaggini.

— Lo dirai agli altri?

— Indirettamente. Racconterò loro una storia. Gabe e io una volta abbiamo visto che cosa è successo a un uomo che quasi mozzò un tentacolo a un oankali. Eravamo ancora sulla nave. A Phoenix ci sono altri che se ne ricordano, ma nessuno di loro è qui con noi, al momento. In quell'occasione, Akin, era presente anche tua madre, ma non intendo farne il nome.

Akin distolse lo sguardo, fissò il vuoto oltre la riva opposta del torrente, chiedendosi se sua madre era ancora viva.

— Ehi — disse Tate. — Che cos'hai?

— Avresti dovuto riportarmi a casa — rispose Akin, con tono pieno di amarezza. — Dici di conoscere mia madre. Avresti dovuto riportarmi da lei.

Silenzio.

— Shkaht dice che negli altri villaggi gli uomini legano le donne che catturano e se le tengono.



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