100 Storie del Giro by Beppe Conti

100 Storie del Giro by Beppe Conti

autore:Beppe Conti [Conti, Beppe]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:34:11+00:00


LA RINASCITA E IL CANNIBALE

(1965-1976)

54.

Adorni, il più bel rosa dopo Coppi e quella lezione per Dancelli Il più bel rosa dopo Coppi, scrisse Bruno Raschi, uno dei più grandi cantori di ciclismo di tutti tempi. Il più bel rosa dopo Coppi era quello di Vittorio Adorni al Giro del ‘65, una corsa che si può definire storica perché segnò il nuovo avvento dei nostri campioni al cospetto degli stranieri del momento ed in attesa del cannibale Merckx.

D’incanto il ciclismo a metà degli anni ‘60 ritrovò infatti nuovo interesse fra la gente ponendo fine ai sopiti entusiasmi. Che personaggi salirono alla ribalta in quei giorni: è facile citarli tutti in ordine sparso, Adorni, Gimondi, Motta, Zilioli, Balmamion, Bitossi, Dancelli, Basso, Zandegù.

Ma che spettacolo Adorni in quel Giro d’Italia. Al suo fianco nella Salvarani c’era un debuttante che già suscitava attenzioni e rispetto, Felice Gimondi, che quel Giro avrebbe poi chiuso al terzo posto.

Adorni vestì la maglia rosa alla sesta tappa, a Potenza, ponendo fine al balletto dei pretendenti. Da San Marino a Perugia, infatti, il primo giorno aveva vinto Dancelli, ma verso l’Aquila (successo di giornata per il non più giovane Carlesi) era diventato leader il caro amico Cadetto Chiappano. Arrivando a Rocca di Cambio c’era stato invece il giorno di gloria d’un ragazzo torinese di origini venete che purtroppo non seppe successivamente mantenere le promesse. Aveva vinto la tappa ed indossato la maglia rosa, Luciano Galbo, cresciuto nel Pedale Chierese e che faceva parte del clan di Giacotto e di Zilioli alla neonata Sanson dopo la chiusura della Carpano.

Infine, c’era stata la parentesi del vicentino Albano Negro, due giorni al comando a Benevento ed Avellino, sino alla recita ad effetto di Adorni a Potenza. In quella città e su quelle montagne, Vittorio s’era esibito alla grande anche nel ‘63. Attaccò in salita, sul valico di Pietra Stretta e diede più di 4 minuti ai rivali di classifica. Un vantaggio importante.

Un altro passaggio obbligato a metà del Giro ‘65 era rappresentato poi dalla tappa a cronometro da Catania a Taormina di ben 58 km. Adorni la vinse lasciando Gimondi a l’22”, De Rosso a 2’32”, Balmamion a 2’42”. Quel giorno Vittorio s’era ripreso definitivamente la maglia rosa che per cinque giornate aveva ceduto a Bruno Mealli.

Poi, per chiudere i giochi, colse anche un tappone abbastanza inedito dalla Svizzera alla Valtellina, da Saas Fee a Madesimo, 282 km di montagne, quasi nove ore mezza in bicicletta.

Quel giorno lo aveva provocato un attaccante indomito e generoso oltre ogni dire, un altro personaggio che ha caratterizzato un’epoca, Michele Dancelli.

Attaccò in partenza, l’inesauribile Michele, provocando la maglia rosa. Adorni da giorni e da vero e proprio padrone del gruppo, non ne poteva più degli attacchi di Dancelli, che lo costringevano sempre a furiosi inseguimenti ed a consumare la squadra. A Michele l’aveva detto chiaramente nei chilometri iniziali d’una precedente tappa.

«A me dei successi di giornata non importa più di tanto - ribadì Adorni - perché sto vincendo il Giro. Vinci pure tutte le tappe che vuoi, ma attacca nel finale, negli ultimi 20 km ed io non ti farò rincorrere.



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