101 storie su Mussolini che non ti hanno mai raccontato by Marco Lucchetti

101 storie su Mussolini che non ti hanno mai raccontato by Marco Lucchetti

autore:Marco Lucchetti
La lingua: ita
Format: epub
Tags: 76
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2012-09-30T16:00:00+00:00


74Pretelli M., Il fascismo e gli italiani all’estero, Clueb, Bologna 2010.

53. LA BEFANA FASCISTA

Il 6 gennaio 1928 Mussolini istituì la “Befana fascista”, il cui motto era “a ogni bimbo un balocco, un dolce e un oggetto utile”. Fu l’occasione per risollevare una festività quasi dimenticata elargendo doni ai figli delle famiglie meno agiate.

Mussolini si prodigò per incrementare le feste pubbliche ma non sopportò mai quelle comandate e la domenica, occasioni in cui era costretto a stare in famiglia. Odiava la Pasqua, durante la quale lavorava, e aborriva il Carnevale. Il giorno in cui lavorava con più accanimento era il primo gennaio. L’unico Natale che riconosceva era quello di Roma, il 21 aprile, e l’inizio dell’anno, secondo la nuova numerazione fascista, era diventato il 28 ottobre, ricorrenza della marcia. Achille Starace, convinto di fargli piacere, arrivò a vietare le celebrazioni dell’ultimo dell’anno e l’uso tradizionale dell’albero di Natale.

Il regime si appropriò di ogni aspetto della vita sociale degli italiani e di conseguenza anche le festività caddero sotto il suo controllo: quelle religiose rimasero immutate, mentre quelle civili subirono un notevole incremento. Mussolini ne fece introdurre alcune dedicate all’agricoltura, come la festa del grano e quella dell’uva, e altre alla cultura, come quella del libro. Le ricorrenze divennero un modo per esaltare l’organizzazione e l’apparato scenografico di partito, in particolar modo quando il duce vi prendeva parte in prima persona.

Durante il Ventennio si tennero, soprattutto a Roma, celebrazioni di episodi legati alla storia d’Italia, come gli anniversari della vittoria nella Grande Guerra o la traslazione della salma del milite ignoto all’Altare della Patria. Le celebrazioni divennero un mezzo di propaganda per mostrare alla nazione, attraverso le riprese del LUCE, la massa di soldati e di camicie nere piene di medaglie.

Nel decennale della marcia su Roma, la folla radunata davanti a palazzo Venezia, sotto lo sguardo compiaciuto di Mussolini, fu «quasi oceanica», e le manifestazioni si susseguirono in tutto il Paese. Mentre le celebrazioni previste per il ventennale, nel 1942, furono contenute perché l’Italia era già scesa in guerra.

La parata più spettacolare di tutto il Ventennio si tenne a Roma il 9 maggio 1937, per festeggiare la costituzione dell’Impero. Davanti alla famiglia reale e al duce, sfilarono in alta uniforme tutti i corpi delle forze armate italiane, dalla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ai soldati del Regio Corpo Truppe Coloniali: Meharisti sui cammelli, Penne di falco a cavallo, Savari, Zaptiè, Askari, Dubat marciarono orgogliosi nelle loro esotiche e variopinte uniformi sui sampietrini di via dei Fori Imperiali, tra le ovazioni dei romani.

Mussolini partecipava alle inaugurazioni dei grandi avvenimenti artistici e presiedeva alle celebrazioni dei Balilla, delle Giovani italiane, dei Moschettieri del duce, delle madri più prolifiche. Presenziava a premiazioni sportive e a inaugurazioni di monumenti e edifici pubblici, sempre circondato da cineoperatori e fotografi: ogni occasione era buona per promuovere la propria immagine e quella della nuova Italia creata dal fascismo.



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