A mano disarmata by Federica Angeli

A mano disarmata by Federica Angeli

autore:Federica Angeli [Angeli, Federica]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2018-04-27T22:00:00+00:00


Non solo quindi amica del Pd, aspirante presidente del Pd nel X Municipio, pessima giornalista, ma anche amica del clan più potente di Ostia, tanto da voler distrarre l’attenzione nel 2012 dal litorale romano con un’inchiesta molto forte sulla diffusione delle armi a Roma, da cui peraltro nacquero ben due indagini in due diverse procure: Roma e Civitavecchia. Angeli non aveva mai scritto sui Fasciani? Il mio primo articolo di nera, nel 1996, quando ancora ero al «Giornale di Ostia», una testata del quartiere, e muovevo i primi passi nel giornalismo, fu proprio sui Fasciani. Un delirio allo stato puro. Ce n’era abbastanza per querelarli, cosa che feci la mattina del giorno successivo alla squadra mobile di Roma.

Quello che mi premeva davvero, però, era capire perché. Il gioco del clan Spada e delle finte associazioni a loro alleate mi era chiaro. Quello del Movimento 5 Stelle no. Ma loro non erano gli onesti, quelli che volevano combattere l’illegalità?

Annunciai su Facebook la querela per diffamazione che avevo fatto contro i 5 Stelle. L’attacco frontale mi sarebbe servito per comprendere cosa si era messo in moto, quanti, anche ai vertici pentastellati, appoggiavano la mossa e quanto invece di locale, romano, ci fosse nella guerra aperta a me. Lanciare il sasso nello stagno e osservare le reazioni mi avrebbe spiegato molte cose. Gli Spada iniziarono apertamente, via social, a fare endorsement al Movimento 5 Stelle, «un vero partito onesto, non come quei mafiosi del Pd» che gli avevano chiuso la palestra, «quello sì che era un movimento perbene!» E ancora, «Noi» [ovvero loro, gli Spada, NdA] lo avevano sempre detto che io ero una «giornalara». Era ora, se ne erano accorti anche gli onesti grillini.

Il mondo all’incontrario. Boss della mala che davano a me della mafiosa aiutati dalla forza politica più in auge nella città.

La sfida a viso aperto e la mia denuncia alla squadra mobile per quel dossier distribuito alla stampa portarono a una clamorosa marcia indietro di alcuni parlamentari pentastellati. I big si affrettarono a dire che quel documento presentato il 7 settembre in Campidoglio non era mai stato consegnato in Commissione. Che quella era solo una brutta copia. E che le parti che riguardavano la giornalista Federica Angeli e l’associazione Libera (su cui ne avevano scritte di tutti i colori, con ingiurie che portarono i seguaci di don Ciotti a sporgere a loro volta querela) erano state tutte tolte.

Dunque avevo finalmente capito il gioco. Il nemico era la politica romana. Spargere veleno e far morire la credibilità della Angeli. Non c’era altra spiegazione nell’aver dato in pasto quel cumulo di menzogne gratuite alla stampa senza avere poi nemmeno il coraggio di portarle fino alla Commissione antimafia. Se avessero davvero creduto alla mia cattiva fede e opacità avrebbero dovuto andare fino in fondo, persino davanti alla Corte di Giustizia europea se fosse servito. Invece no. Le calunnie su di me sparirono dal dossier ufficiale. Rimasero solo sui social. Tanto bastava a far vacillare la serietà delle mie inchieste e dei miei



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.