Acqua di fiume by Stefano Vicario

Acqua di fiume by Stefano Vicario

autore:Stefano Vicario
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2024-04-15T00:00:00+00:00


34. L’uomo che sapeva vivere

“Per essere un barbone parli bene, e sei simpatico. E neanche zozzo come quelli come te.”

“E tu per essere una poliziotta sei molto bella. E neanche stronza come quelle come te.”

La ragazza ride, con quella bocca irresistibile, socchiudendo leggermente le palpebre sulle iridi smeraldine. Andrea la guarda affascinato: se da lontano era bella, da vicino è bellissima.

La poliziotta e il barbone sono seduti sugli sgabelli bisunti di un kebabbaro lercio fuori la stazione. Si stanno bevendo una Coca, offerta da lei.

“Ti devo ringraziare per avermi aiutato col maniaco, anche se mi so difendere da sola, ti assicuro. Un po’ mi dispiace per lo sparo, ma quello m’è venuto sotto così arrapato che…”

“Lascia perdere,” la interrompe Andrea, “non ti devi giustificare, io non ho visto niente. Ma che ci sei venuta a fare, sul vagone?”

“Un controllo di routine. Abbiamo avuto una segnalazione dal comando della Polfer… sanno che ci vivete, là dentro.”

Andrea fa finta di crederci.

“Ma non vi muovete sempre in due? Da sola è pericoloso.”

“Lo so. Ma ho un collega che si è dato malato all’ultimo momento,” mente la ragazza. “E allora sono venuta comunque, però ho fatto una cazzata…”

“E vabbè…”

Andrea le sorride, ma non si trattiene.

“Perché non sei in divisa?”

Deborah ha un attimo di imbarazzo, solo un attimo.

“Nuovo protocollo. Per questo tipo di operazioni possiamo scegliere, o in divisa o in borghese… Perché…? sto male così?” conclude sbattendo gli occhioni e passandosi una mano sul seno.

Ma guarda che meravigliosa strafichissima bugiarda, pensa Andrea. La ragazza si avvicina all’uomo, poggiando i gomiti sul banco.

“Raccontami, sono curiosa… Tu perché ci vivi, in quel postaccio? Non mi sembri un senzatetto qualsiasi.”

Andrea ride.

“Che vuol dire? Certo che non sono uno qualsiasi, sono io.”

“Daje, allora. Raccontami,” fa lei, invitante.

Andrea comincia a parlare, parla, parla, dice cose, cose a caso, un po’ vere un po’ inventate, e mentre parla alla ragazza che è un poco coatta, simpatica e bellissima e gli piace, sente montare dentro una sensazione nuova e antica nello stesso tempo.

Una straordinaria leggerezza.

Non c’è passato e non c’è futuro, solo la gioia di quello che sta vivendo adesso.

L’uomo vede la propria faccia riflessa nello specchio polveroso dietro Deborah: ha la smorfia di un Andrea di tanto tempo fa. Senza quasi accorgersene sta ridiventando l’avvocato di successo piacione e seduttivo che con le donne non faceva prigionieri. Lo vede anche dall’effetto che fa su Deborah, che ride alle sue battute, che se le beve una dietro l’altra.

Magari non è sincera, ma non importa.

Donna che ride, mutanda che cala pensa Andrea, l’Andrea di una volta, quello che se le trombava tutte perché ogni lasciata è persa.

Il ritorno improvviso di quest’anima volgare e godereccia non gli dispiace affatto. Ficca i suoi occhi azzurri in quelli verdi della ragazza e assapora il momento. Dopo anni di sofferenza adesso non si chiede pìù chi è e chi è diventato. Adesso è di nuovo l’avvocato Andrea Massimi.

Un uomo che sapeva vivere.



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