Il monastero dimenticato. Rex Deus. L'armata del diavolo (eNewton Originals) (Italian Edition) by Marcello Simoni

Il monastero dimenticato. Rex Deus. L'armata del diavolo (eNewton Originals) (Italian Edition) by Marcello Simoni

autore:Marcello Simoni [Simoni, Marcello]
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-11-18T23:00:00+00:00


Capitolo 18

Saverio Patrizi aveva recitato l’ufficio del vespro in solitudine, nella cappella del castello di Piombino. Stava perfettamente raccolto nella genuflexio recta, con le dita giunte in preghiera che sfioravano il mento del volto scavato. Una statua scolpita nella penombra, non fosse stato per il flebile respiro che di tanto in tanto gli faceva fremere il petto. Forse lo tratteneva di proposito, pensò la donna nascosta dietro la colonna, per prolungare il più a lungo possibile quella ieratica immobilità. Poi lo vide snocciolare un grano del rosario. Uno scatto secco, calcolato, che le strappò un sussulto.

L’inquisitore si voltò. «Madonna, vi aspettavo».

Elena Salviati mimò un inchino impacciato, poi lo raggiunse con passetti veloci e si inginocchiò accanto a lui, di fronte al grande crocifisso che sormontava un altarino di marmo. «Avete novità, padre?»

«Notizie di vostro marito», rispose il religioso, riportando lo sguardo sul Cristo appeso alla croce.

La nobildonna restò basita. «Ma com’è possibile? Io non ne sapevo nulla…».

Il Patrizi sollevò la mano come se volesse benedirla, poi accennò un piccolo diniego, per imporle il silenzio. «Ho provveduto affinché i suoi messaggi venissero recapitati a me, non a voi. Ci troviamo in una situazione particolare, spero comprendiate».

Elena si sentì avvampare. Aveva convinto Jacopo ad appoggiare i Nascosti per ottenere dei vantaggi, non perché la sua corrispondenza venisse setacciata e controllata da estranei. Ciò nondimeno, tenne la lingua a freno. Saverio Patrizi le incuteva soggezione. Algido e imperscrutabile, gli bastava fissarla con i suoi occhi spiritati per metterla a disagio. Lei aveva provato a combattere quella sensazione, cercando di conquistarlo con lusinghe e sorrisetti maliziosi, ma era soltanto riuscita ad accentuarne il distacco. E adesso si trovava sola, nel suo castello, a fianco di una persona che non comprendeva e che scopriva di temere. «Serva vostra, monsignore», disse, sforzandosi di apparire remissiva.

«Una staffetta è appena giunta da sud, sfiancando tre cavalli», spiegò l’inquisitore, senza degnarsi di guardarla in viso. «Il vostro Jacopo è sulle tracce del Barbarossa e, quel che più importa, del Rex Deus. Secondo fonti certe, l’ammiraglio corsaro è diretto alla pieve della Rocca, a sud di Piombino».

«Quali fonti?»

«La spia, naturalmente».

Elena torse la bocca, quasi gelosa. «Vi ostinate a riporre fede in quella donna…».

«Voi no?»

«Ho udito storie vergognose sul suo conto».

«Tutte veritiere, suppongo». Un gelido sorriso si disegnò sul volto dell’inquisitore. «Margherita Marsili reca dentro di sé un’oscurità profonda, quasi insondabile, e tuttavia anela al riscatto ed è disposta a qualsiasi cosa pur di ottenerlo. So bene quel che dico. La incontrai la scorsa primavera, in un luogo molto simile all’inferno: Tolone, in Provenza. La flotta del Barbarossa svernava in quella città dall’autunno precedente, con il beneplacito di Francesco I di Francia, il suo blasfemo alleato. Gli sciacalli di Maometto vi avevano portato i loro schiavi e le loro concubine».

Anche se non ne aveva avuto esperienza diretta, donna Salviati sapeva com’erano andate le cose a Tolone. Il Barbarossa si era insediato con il suo seguito in una fabbrica di sapone, trasformandola in una reggia, dopodiché aveva ottenuto il permesso di impiegare la cattedrale di Santa Maria Maggiore come moschea, facendola occupare dai muezzin.



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