Acqua scura by Charlotte Link

Acqua scura by Charlotte Link

autore:Charlotte Link [Link, Charlotte]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2024-09-01T09:16:26+00:00


4

Faceva caldo, un caldo bestiale, nemmeno la brezza che soffiava dal mare riusciva a portare il minimo refrigerio. I due agenti della Police municipale di Saint Cyr incaricati di multare le auto in sosta senza contrassegno si trascinavano sfiniti nell’immenso parcheggio di La Madrague inondato di sole. La spiaggia al di là era piena di gente, bambini urlanti e adulti che prendevano il sole, ragazzi che nonostante le temperature proibitive giocavano a frisbee. C’era odore di acqua salmastra, alghe, crema abbronzante e asfalto rovente. Le molte vele al largo creavano pennellate bianche sull’acqua azzurra e lucente. Nemmeno una nuvola in cielo. Una splendida giornata.

Per chi non doveva lavorare.

I due agenti passavano da una macchina all’altra controllando che dietro il parabrezza ci fosse l’obbligatoria ricevuta di pagamento da ritirare al parchimetro. Quando non era alta stagione il parcheggio era gratuito, ma a luglio il comune incassava bei guadagni con le tariffe di sosta. Dato che erano piuttosto alte, c’era sempre qualcuno che parcheggiava senza pagare nella speranza che non venissero fatti controlli.

Gli agenti avevano un sacco di infrazioni da registrare.

Arrivarono a un pulmino Westfalia con una targa inglese, il cui proprietario aveva deciso di non pagare la sosta.

«Questi inglesi!» brontolò l’agente Lacombe. «Sempre gli inglesi. Credono che per loro non valgano le regole all’estero?»

Inserì la targa nel tablet e poi si bloccò. «Oh, cazzo…»

«Che c’è?» domandò il collega.

«C’è una segnalazione per questo veicolo.» Lacombe portò una mano alla pistola con un gesto automatico.

Il suo collega Besnard appoggiò la mano al finestrino laterale dell’abitacolo di guida per dare un’occhiata all’interno. «Pare che non ci sia nessuno.»

«Potrebbero essere anche sul retro» disse Lacombe. Il pulmino aveva un finestrino posteriore tappato da delle tendine. Era possibile che qualcuno si nascondesse all’interno. Oppure era una misura contro il caldo: tutte le macchine al parcheggio cercavano in qualche modo di proteggersi dal sole.

Besnard prese il cellulare. «Chiedo se è il caso…»

Prima che avesse tempo di concludere la frase o digitare un numero, una giovane donna venne verso di loro. Aveva lunghe gambe abbronzate e portava una maglietta sul bikini striminzito. Teneva i capelli raccolti all’indietro e aveva il viso lucido di olio solare. Li guardò con aria colpevole.

«Lo so» disse, «non ho pagato il parcheggio. Mi spiace. È che ho davvero pochi soldi.» Sorrise. Era molto attraente.

Probabilmente, pensò Lacombe, riesce a farla franca molto spesso con il suo sorriso.

Teneva sempre la mano sulla fondina. Non era disposto ad abbassare la guardia solo perché la sua interlocutrice era giovane e carina e a prima vista sembrava innocua.

«È sola?» le chiese.

Lei sembrò incerta. «Sì. Perché?»

Se non altro non poteva essere armata. Non avrebbe potuto nascondere niente sotto quell’abbigliamento così succinto.

«Tanya Lambert?» chiese Lacombe.

«Sì…?» Lei sembrava chiaramente interdetta.

«C’è una segnalazione nei confronti suoi e del suo pulmino» spiegò Besnard. «A livello nazionale.»

Tanya lo guardò senza capire. «Una segnalazione?»

«I colleghi della Avon and Somerset Police in Gran Bretagna la stanno cercando.»

«Ma… perché?»

«Non abbiamo altre informazioni» rispose Lacombe. «Ma dobbiamo pregarla di venire con noi.»

Sul viso di Tanya si riflettevano i pensieri che le stavano passando per la testa.



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