Aldo Palazzeschi by Sorelle Materassi

Aldo Palazzeschi by Sorelle Materassi

autore:Sorelle Materassi
La lingua: ita
Format: epub
editore: !!br0ken!!
pubblicato: 2014-09-23T04:00:00+00:00


Poi a Giselda, essendo il fondo del suo animo altèro e nobile, ripugnava di sfogar fuori il disagio che soffriva nella propria famiglia, e vi era ricorsa solo allorquando si era sentita serrar la gola dall'amarezza e dalla solitudine. In casa non apriva più la bocca per parlare, piaceva troppo alle sorelle di rimbeccarla, di mostrarle la loro gioia nel fare tutto il contrario di quanto ella credesse fatto bene, di far qualcosa che le dispiacesse a sangue, provocare la sua ostilità aperta, metterla in una posizione definitiva, estrema, impossibile. Da un pezzo faceva sforzi sovrumani per non dimostrare niente, tenendo celato il proprio pensiero, tutto chiudendo in sé per non esporsi alle sconfitte ed essere per ciò fonte di troppe allegrie.

Quello che le sorelle amavano di più era l'atteggiamento di superiorità e disprezzo che Remo aveva preso con lei, nulla dava maggior piacere dell'offesa che le veniva da lui direttamente, risparmiando a loro la fatica di offenderla. Anche Niobe, per quanto di animo generoso e dolce, il modo col quale Remo trattava l'anfibio, la serva che le toccava un po' servire, le piaceva a fondo, e che pretendeva di far la superbiosa disprezzando un giovanotto come il contado non ne aveva mai vantato né poteva vantarne uno simile, e che era l'ammirazione di tutti. Contro la faccia dura di Giselda, Niobe ammiccava a Remo dietro le spalle, opponeva la sua sempre serena, gli strizzava un occhio indicandone la lunghezza del grugno. Remo rispondeva con un sospiro alla vecchia fedele, che sapeva di aver vicina in ogni cimento, un sospiro ironico all'indirizzo della fortezza inespugnabile ed espugnata tanto bene, alla sua strenua resistenza tanto dannosa o inutile per lei quanto per lui provvidenziale.

Ora Giselda, a cui la voce era divenuta una facoltà inutile per il vivere comune, dal primo piano della casa mentre accudiva alle faccende domestiche, o chiusa nella sua camera incominciò a cantare: cantava spesso e cantava forte, spiegando la voce, e tanto più cantava, e tanto meglio, quanto più fiutava il temporale al piano sottostante. Cantava tutto, canzoni e canzonette, arie popolaresche, e soprattutto vecchie melodie di opere popolarissime. Quanto sapeva e le veniva in mente lì per lì; di modo che alla burrasca del pianterreno si aggiungeva questo lirismo del piano superiore.

Bisogna riconoscere che non cantava male, e per quanto inesperta non aveva una brutta voce, sapeva modularla con garbo ed era intonatissima; e sempre meglio si affermava nell'esercizio tanto che dalla strada i passanti alzavano la testa per attrazione.

Non è possibile descrivere fino a qual punto questo maledetto cantare desse sulle corna alle sorelle, si sentivano scendere il respiro in fondo allo stomaco, più giù ancora, alle basi del torace; giacché lei sapeva fiutar nell'aria il momento propizio che era, s'intende, il meno propizio per esse; e come esse spiassero in quel canto per sorprendervi un'offesa diretta alle loro persone, una puntata, un doppio senso, un'allusione che in qualche modo le riguardasse, una celata canzonatura per insorgere, imporle il silenzio, una lesione alla loro potenza e autorità.



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