Anni della decisoine by Oswald Spengler

Anni della decisoine by Oswald Spengler

autore:Oswald Spengler [Spengler, Oswald]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia
ISBN: 9700094007219
editore: OAKS
pubblicato: 2010-07-14T22:00:00+00:00


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Con questo abbiamo stabilito i presupposti per rappresentare la rivoluzione «bianca» nella sua dimensione globale, nei suoi scopi, nella sua durata e nel suo sviluppo logico, ciò che fino ad ora nessuno ha osato, e forse non è stato possibile sino a che essa non entrò, con le conseguenze della prima guerra mondiale, nei dieci anni decisivi. La critica, presupposto dell’osservazione storica, della introspezione della storia — come il disprezzo degli uomini è la necessaria premessa per una conoscenza umana più profonda — non si trova all’origine delle cose.

Questa rivoluzione non comincia con il socialismo materialista del XIX secolo, e tanto meno con il bolscevismo del 1917. Essa è dalla metà del XVIII secolo «permanente», per usare una delle sue frasi più comuni. Allora la critica razionalistica, che si chiamò fieramente filosofia dell’illuminismo 39, iniziò a rivolgere la sua tattica distruttrice dal sistema teologico del cristianesimo e dalla tradizionale concezione del mondo dei dotti (una specie di teologia sistematica), verso gli avvenimenti della realtà, verso lo Stato, la società, ed infine verso le forme sviluppate della economia. Essa cominciò a svuotare i concetti di popolo, diritto e regime del loro contenuto storico, e configurò la differenza del tutto materialistica tra ricco e povero come un contrasto morale, che venne affermato in forma sovversiva più di quanto fosse onestamente creduto. Da ciò deriva l’economia nazionale, che fu fondata intorno al 1770 come scienza materialistica da A. Smith in collaborazione con Hartley, Priestley, Mandeville e Bentham e che pretese considerare 40 gli uomini come prodotti delle condizioni economiche e «spiegare» la storia coi concetti di prezzo, mercato e merce. Da Smith nasce il concetto di lavoro non come contenuto vitale e vocazione, ma come merce, della quale il lavorante si occupa.

Tutte le passioni che hanno plasmato la storia di forti personalità e di forti razze sono dimenticate: la volontà rivolta verso il comando ed il dominio, verso la potenza e la preda, la spinta dell’inventore, l’odio, la vendetta, l’orgoglio delle proprie forze e del loro successo, e d’altra parte la invidia, la pigrizia, il sentimento velenoso degli inferiori. Rimangono soltanto le «leggi» del denaro e dei prezzi, che trovano la loro espressione nelle statistiche e nei diagrammi.

Accanto a ciò ha inizio il flagellantismo della società decadente, diventata troppo intellettuale, che applaude alla sua propria derisione: Le nozze di Figaro del signor «de» Beaumarchais, che malgrado il divieto reale vennero rappresentate nel castello di Gennevilliers davanti alla nobiltà di corte sghignazzante; i romanzi del signore «de»41 Voltaire, che erano divorati nei circoli superiori da Londra fino a Pietroburgo, i disegni di Hogarth, i Viaggi di Gulliver, i Räuber e Kabale und Liebe di Schiller; le uniche opere geniali della poesia rivoluzionaria che esistono, lo dimostrano attraverso il consenso del loro pubblico, che non apparteneva certo alle classi inferiori 42. Ciò che fu scritto nei circoli «spiritualizzati» della stessa alta società, le lettere di Lord Chesterfield, le massime del duca di La Rochefoucauld, il sistema de la nature del barone Holbach erano, al di



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