Aquarium by David Vann

Aquarium by David Vann

autore:David Vann
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2017-03-20T16:00:00+00:00


Mia madre andava troppo veloce nella neve e nella fanghiglia. La temperatura era bassa, e poteva già esserci del ghiaccio.

Non è abbastanza, disse mia madre. Neppure staccargli le braccia sarebbe abbastanza. Infilargli le dita tra le costole per strappargli il cuore potrebbe già andare bene. O stringergli lentamente il cranio in una morsa in modo da fargli provare la stessa pressione. Tutti quegli anni, solo pressione, pressione infinita. Tu non potrai mai capire. Cazzo, non hai la minima idea, e così penserai che io sono un mostro e lui un santo. Ma va bene così. Non me ne frega niente di quello che pensi. Hai altri sei anni di vitto e alloggio e poi potrai andartene e mandarmi a quel paese, dirmi che madre di merda sono stata, quanto mi odi e tutto il resto. Non mi importa.

Mi strinsi contro la portiera e guardai le case che sfrecciavano accanto a noi, troppo veloci giù da questa collina, la sensazione delle gomme che scivolavano senza briglie. Aggrappata alla maniglia della portiera e alla cintura.

Il problema è che non riesci a credere a nulla di quello che è successo prima. Per te è solo una storia. Non è reale. Pensi che il mondo sia cominciato con te. Ma non è così. È cominciato con me.

Mio nonno stava tornando a casa nella neve e nel freddo senza i finestrini. Solo il vento polare, congelando, schegge di vetro infrangibile ovunque. Con indosso la sua giacca sportiva e la camicia col colletto, era questo a renderlo intollerabilmente triste, adesso me ne rendo conto. Un vecchio meccanico che si sforzava di somigliare a un gentiluomo. Che si sforzava di essere dignitoso, di rimettere in ordine la sua vita, guidando quella sera nell’auto distrutta, in balia degli elementi. Niente fanali, e avrebbe potuto facilmente avere un incidente. Ero così preoccupata che non riuscivo quasi a pensare. Una sagoma scura alla deriva, in attesa dell’impatto.

Se fosse riuscito ad arrivare a casa, avrebbe lasciato l’auto fuori a riempirsi di neve, entrando da solo. Ci aveva invitato a vivere da lui.

Non mi farai sentire in colpa con la strategia del silenzio, disse mia madre. Mi parlerai.

Mi stava guardando mentre guidava. Adesso sulla tangenziale, più sicura della discesa giù per quella collina.

Rispondimi.

Va bene.

Dimmi cos’è successo. Dimmi cos’ha fatto quando avevo quattordici anni.

Se n’è andato.

Esatto. Vai avanti.

Se n’è andato mentre tua madre stava morendo, e hai dovuto prenderti cura di lei.

Giusto, ma un po’ troppo vago. Questo è durato degli anni. Capisci cosa vuol dire degli anni? Ogni giorno?

È andato avanti per anni.

Com’era un giorno? Parlami di un giorno.

Allora odiai mia madre. Volevo abbandonarla e andare a vivere con mio nonno. Non mi dovrei svegliare così presto, dissi.

Cosa?

Se abitassimo con lui, potrebbe accompagnarmi a scuola più tardi.

Mia madre mi rifilò uno schiaffo, colpendomi con la mano aperta mentre mi nascondevo contro la portiera e mi coprivo la testa. Non mi farai questo, cazzo! gridò. Schiaffeggiandomi e tentando di restare nella sua corsia, sterzando di colpo.

Potrei avere una famiglia! urlai.

Mia madre si allungò



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