Aria sottile by Jon Krakauer

Aria sottile by Jon Krakauer

autore:Jon Krakauer [Krakauer, Jon]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Alpinismo
pubblicato: 1998-10-23T22:00:00+00:00


Guardai verso il basso. Non mi sorrideva affatto l'idea di scendere. ...Troppe fatiche, troppe notti insonni e troppi sogni erano stati investiti per arrivare fin lassù. Non potevamo tornare per ritentare nel prossimo weekend. Scendere adesso, anche se avessimo potuto farlo, significava avviarsi verso un futuro contrassegnato da un enorme punto interrogativo: che cosa sarebbe potuto essere?

THOMAS P. HORNBEIN

Everest: The West Ridge

La mattina del giovedì 9 maggio, alzandomi sonnolento e stordito dopo una notte insonne al Campo Tre, fui lento a vestirmi, a fondere il ghiaccio per ricavare l'acqua e a uscire dalla tenda. Quando ebbi finito di preparare lo zaino e di agganciarmi i ramponi, la maggior parte del gruppo di Hall stava già salendo lungo le corde verso il Campo Quattro. Mi sorprese la presenza fra loro di Lou Kasischke e Prank Pischbeck. A causa delle loro condizioni disastrose quando erano arrivati al campo la sera prima, avevo dato per scontato che avessero deciso entrambi di gettare la spugna. «Su con la vita, amici», esclamai, prendendo in prestito un'espressione tipica del contingente neozelandese, colpito dalla tenacia con la quale i miei compagni avevano fatto appello a tutte le loro forze nel decidere di andare fino in fondo.

Mentre mi affrettavo a unirmi ai compagni di squadra, guardando in basso vidi una coda di circa cinquanta scalatori delle altre spedizioni che salivano anche loro lungo le corde; i primi erano proprio sotto di me. Non volendo restare intrappolato in quello che sarebbe diventato senz'altro un colossale ingorgo (prolungando fra l'altro la mia esposizione alle salve intermittenti di sassi che schizzavano dalla parete in alto), accelerai il passo e decisi di spostarmi verso la parte iniziale della fila. Poichè tuttavia c'era una sola corda che scendeva serpeggiando lungo la parete del Lhotse, non era facile superare gli scalatori più lenti.

L'episodio di Andy colpito dalla pietra mi tornava alla mente ogni volta che mi sganciavo dalla corda per aggirare qualcuno; anche un piccolo proiettile sarebbe stato sufficiente per spedirmi in fondo alla parete, se mi avesse colpito mentre ero sganciato dalla corda. Aggirare gli altri, oltre tutto, non era solo snervante ma anche spossante. Come un trattore privo di potenza che arranca nel tentativo di sorpassare una fila di veicoli su una ripida salita, ogni volta che intendevo superare qualcuno dovevo tenere premuto l'acceleratore per un periodo di tempo angosciosamente lungo, e mi ritrovavo ad ansimare così forte da aver paura di vomitare nella maschera a ossigeno.

Poichè era la prima volta che arrampicavo usando l'ossigeno, ci misi qualche tempo per abituarmi. Anche se l'uso dell'ossigeno a quell'altitudine (7300 metri) offriva dei vantaggi oggettivi, era difficile rendersene conto di primo acchito. Anzi, mentre mi sforzavo di riprendere fiato dopo avere sorpassato tre scalatori, la maschera mi diede l'impressione di asfissiarmi, cosicchè me la tolsi dal viso scoprendo che respirare senza di essa era ancora più difficile.

Quando riuscii a superare la parete di calcare friabile color ocra nota con il nome di Fascia Gialla, ero ormai arrivato in testa alla fila e potei adottare un'andatura più confacente alle mie possibilità.



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