Asfalto by Andrea Dovizioso

Asfalto by Andrea Dovizioso

autore:Andrea Dovizioso [Dovizioso, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852087431
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


10

Intervalli

Sono stato in purgatorio due volte. La prima mi sono divertito, la seconda mi sono rigenerato. La prima ho anche sognato, la seconda ho scoperto, una volta di più, l’importanza delle relazioni umane. La prima è nel 2008, l’anno del mio esordio in MotoGp. La seconda è nel 2012, l’anno di mezzo tra la delusione Honda e l’avventura Ducati. Entrambi momenti di transizione, ponti gettati fra isole di esperienza, prove decisive per preparare altre tappe fondamentali.

La MotoGp l’avevo guidata solo due volte nei test di Valencia nel 2004 e nel 2005. Ovviamente, mi aveva impressionato di brutto. E Francesco, che mi consigliava addirittura di fare il salto immediato scavallando la 250, lo avevo liquidato con un “mavalà”. Capirai. Tecnicamente parlando, passare dalla moto piccolina a quella grande è come paragonare Forlì a Hong Kong: roba da non uscire nemmeno dall’aeroporto per paura di perdersi.

Quando nel 2008 è ora del salto vero, non ricordo più niente di quella vaga paura e ho una sola preoccupazione: il numero con cui correre. Il problema, infatti, è che il 34 non si può più usare perché per onorare Schwantz lo hanno ritirato. Io, a differenza di tanti altri piloti, non sono scaramantico, ma quel numero ormai mi sembra parte di me: rinunciarci mi tira un po’. Mollarlo non mi pare un buon auspicio.

Nel test invernale a Jerez, sulla ex Minolta di Makoto Tamada, tutta bianca perché non sono ancora pronte le carene nuove argentate, attacco un adesivo con il 34. Tecnicamente non è proprio il numero classico, ma mi pare un buon compromesso. Peccato che, mentre i meccanici stanno già scaldando la moto in pit lane, arrivino due tipi della Dorna incazzati a farmelo togliere. Ci resto malissimo. Qualcuno al box del mio team Scot mi chiede se mi pare il momento di andare in fissa per il numero con tutto quello che avrei da pensare, ma questo è un po’ tipico di me: in pista posso trovarmi in mezzo ai problemi più complicati, la moto che non va, meeting che non servono a niente, rimedi che non funzionano, ma comunque non perdo mai di vista i dettagli, che possono essere anche gli adesivi sulla carena o il numero. Che poi, diciamolo, per un pilota non è mai un dettaglio.

Nel mio caso la questione nasce però da un clamoroso equivoco. Il 34, infatti, è sempre stato più un omaggio al babbo che a Schwantz. L’americano era un idolo suo, ma con me c’entrava poco per due motivi palesi. Uno: non lo avevo mai visto correre. Due: i nostri stili non si assomigliavano per nulla; cioè, io e Kevin siamo simili come un delfino e un coccodrillo.

Francesco, su questo, mi inzigava sempre:

«Andre, ma che c’azzecchi tu con ’sto Schwantz?»

«Ah be’, ma è l’idolo del mio babbo.»

«Ho capito. Ma te li hai mai visti dei filmati di Schwantz?»

«Certo che li ho visti.»

«E quindi?»

«Non c’entriamo, lo so, ma mi affascina di brutto.»

«Guarda, Andre, fidati, tu sei il mio idolo di pilota, ma te casomai sei l’erede di Cadalora.



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