Assedio by Michael Wolff

Assedio by Michael Wolff

autore:Michael Wolff
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858697597
editore: Rizzoli
pubblicato: 2019-05-16T13:50:30+00:00


Il presidente e la First Lady atterrarono a Bruxelles nella serata del 10 luglio. L’indomani Trump non faceva che lamentarsi: aveva passato la notte in bianco, gli avevano perso la camicia, aveva digerito male. E tra marito e moglie pareva esserci una certa freddezza.

Quella mattina Trump fece colazione con il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg. Circondato dai suoi – il segretario di Stato Mike Pompeo, il ministro della Difesa Jim Mattis, il capo di gabinetto della Casa Bianca John Kelly, l’ambasciatrice americana alla NATO Kay Bailey Hutchison –, il presidente si lasciò sfuggire la prima osservazione bizzarra: accusò i tedeschi di essere in combutta con i russi. «C’è poco da stare allegri, dico io, quando un Paese come la Germania firma un accordo così grosso con la Russia per il petrolio e il gas. [...] Si era rimasti che dovevamo tenerla a bada, la Russia, e quelli prendono e si mettono a pagare miliardi e miliardi di dollari ogni anno. [...] Cioè, se il tuo mestiere è fare da sentinella e poi regali ai russi tutti quei soldi, voglio dire, lo trovo molto inappropriato. [...] Ve lo dico io, a comandare, in Germania, sono i russi.»

Trump non perdeva occasione per far sapere a chiunque volesse starlo a sentire che la NATO «è una gigantesca rottura di palle». Ai suoi occhi, la NATO è un costrutto burocratico enorme e complicato, un equilibrio chirurgico di interessi divergenti. Non vede l’ora di smantellarla, ma non tanto per ragioni di linea politica o per un motivo pratico, quanto per la sua invincibile ostilità nei confronti dei dettagli da secchioni: fogli bianchi, briefing pieni di grafici e cifre, interminabili tira e molla tra i membri della coalizione. Trump vuole cambiare discorso, passare dalle minuzie alle grandi cose. Quell’approccio meticoloso e circospetto, un passettino per volta, lo manda su tutte le furie. Anzi, lo percepisce come una manovra cinica, come un tentativo di fregare lui. Sospetta che la gente sappia quanta fatica gli costa concentrarsi sui dettagli.

«Stanno cercando di farmi addormentare con la faccia sul tavolo» brontolava. «Poi arrivano i fotografi. Lo fanno apposta.»

L’altro aspetto che trova insopportabile nei vertici NATO sono le riunioni di gruppo. È sempre entusiasta quando c’è da incontrare a tu per tu un altro leader mondiale (a prescindere dal tema, e dal leader), ma le riunioni gli mettono ansia. Teme che gli altri facciano comunella contro di lui. Crede che tramino per fargli lo sgambetto.

Il suo charme con le donne – che poi, a ben guardare, è sdolcinata adulazione – non sembrava far presa su Angela Merkel, la più temibile dei suoi rivali (lui non credeva proprio, ma gli altri sì). In occasione di precedenti incontri aveva maldestramente cercato di ingraziarsela, ottenendo soltanto delle prove di evidente antipatia. Per cui adesso era tornato al suo approccio di base: se la cortigianeria smaccata non funziona e non procura l’accordo, non resta che «mandarli a cagare». Si esercitava a pronunciare «Angela Merkel» nel modo corretto, con la g dura, ma in bocca a Trump suonava come uno sfottò, una caricatura.



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