Aut Aut 348 (Italian Edition) by Georges Didi-Huberman

Aut Aut 348 (Italian Edition) by Georges Didi-Huberman

autore:Georges Didi-Huberman [Didi-Huberman, Georges]
La lingua: ita
Format: mobi, epub
ISBN: 9788865760772
editore: Saggiatore
pubblicato: 2010-01-01T00:00:00+00:00


Se da un lato l’etica preclude all’uomo di elevarsi al di sopra della sua condizione animale, dall’altro fonda il suo ambito di competenza proprio tracciando il confine che separa la vita dalla morte, e collocando l’uomo su tale linea divisoria.11

È vero che Badiou delinea anche un progetto alternativo, che egli chiama “etica della verità”,12 però tale modello si attaglia solo a un uomo eroico e in rivolta, come se l’etica potesse essere di nuovo riportata a una filosofia politica. Jacques Rancière si ricollega a sua volta a questa etica-critica: egli vede l’etica come il tentativo di superare la filosofia e il conflitto politico a favore di un pensiero del lutto.13

Ma l’etica dello sguardo quale può essere desunta dagli scritti di Didi-Huberman non è una guida al vedere politicamente corretto, un progetto per salvare l’umanità o sollecitudine per la “nuda vita”. Col termine “sguardo” Didi-Huberman non intende il nostro vedere, bensì ciò che ci riguarda (ce qui nous regarde), ciò che lo apre, lo precede logicamente e genealogicamente. Si tratta piuttosto di un’esplorazione critica delle condizioni in cui avviene un possibile processo di soggettivazione: come è possibile che improvvisamente, nella massa di ciò che è dato, qualcosa compaia e si renda pensabile, qualcosa che fino a quel momento sembrava impossibile, qualcosa che era escluso dall’ordine del visibile e del conoscibile? Come lo si può prendere in considerazione senza uniformarlo a tale ordine, senza falsificarlo, senza privarlo della sua essenziale spigolosità critica?

L’etica dello sguardo è una riflessione sui modi dell’essere di ciò che ci riguarda, di ciò che ci precede. Esso include anzitutto la configurazione materiale dell’immagine (per esempio le fotografie), cioè quelle condizioni che ci permettono di vedere e di comprendere qualcosa.

3. Tatto

Nel suo libro Arte tardoromana,14 Alois Riegl vuole mostrare in che modo adoperiamo occhi diversi, ovvero una differente prassi visiva, per poter vedere e apprezzare come immagini quegli artefatti che risultano immediatamente falsi, frutto di un lavoro piatto o grossolano. Così contrappone a una visione “ottica” – che permette di percepire le cose una a una, separate l’una dall’altra nella nostra percezione grazie alla presenza di ombre e colori, omogenee all’ambiente circostante, come se le si vedesse in televisione – una visione “tattica” che è ancora interamente orientata dalla certezza derivante dal senso del tatto.

Non senza un vago richiamo alla Diottrica di Descartes, questo secondo modo di vedere esplora gradualmente i contorni delle superfici e, di rimando, si lascia impregnare dalle loro nuance di colore. Per Riegl la visione “tattica” è espressione di un antico modo di concepire le cose, quale quello che nel suo grado più puro possiamo riconoscere nell’arte dell’Antico Egitto, dove non si fa uso di riduzioni e ombreggiature, mentre sono accentuati i contorni delle figure, disposte sulla superficie in maniera simmetrica. Tutto ciò che è singolo è ricondotto sul piano comune del “nesso tattico”. Le cose si toccano, costituiscono sottoinsiemi, addensamenti singolari.

Otto Pächt, che ha successivamente curato l’edizione di quest’opera, ha osservato che lo stesso Riegl ammette che il termine “tattico” non si è rivelato una scelta felice e che andrebbe invece sostituito col termine “aptico”.



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