Bambini e basta by Irene Bernardini

Bambini e basta by Irene Bernardini

autore:Irene Bernardini [Bernardini, Irene]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


VI

I bambini non li inganni

Una parte importante del mio lavoro ruota intorno alla separazione tra genitori: la mediazione familiare, la consulenza per il tribunale, il sostegno alla genitorialità quando l’unione tra i grandi si scioglie o, peggio, implode. Qualsiasi cappello io mi metta quando entro nella stanza, che sia quello della mediazione o quello della consulenza, il fulcro dei pensieri e dei compiti che mi prefiggo è al fondo sempre lo stesso: come proteggere un bambino dai rischi connessi con la rottura del legame tra i suoi genitori.

La separazione tra mamma e papà è sempre un grande dispiacere. È un passaggio che mette angoscia e paura. Inutile negarlo: quei due, insieme, sono la mia storia, la mia rete di protezione, la prova vivente che sono al sicuro; quei due, insieme, sono come il sole e la luna, la gamma completa dei colori, il dolce e il salato, la visione quotidiana in anteprima di come si fa, da grandi, a costruire un «noi», a incontrarsi, amarsi, ascoltarsi, rispettarsi, fare famiglia. Una perdita: la perdita di quella parolina – «insieme» – è un dolore sicuro, anche quando posso contare su una mamma e un papà con i fiocchi: uno qui più uno là non arriva a fare due.

Però: quando lo stare insieme è segnato dall’infelicità, dal disamore, dall’ostilità subdola o urlata che impregna i gesti e le parole e l’aria che tira, allora quel dolore è necessario e, a certe condizioni, benefico. Il dolore della separazione può essere riparato, in tempo reale, dal modo in cui quella donna e quell’uomo attraversano il guado della rottura, dal modo, soprattutto, in cui riescono a pensare e progettare il futuro proprio e dei loro figli senza perdersi come genitori. A questo, alla convinzione che un bambino può crescere bene, nell’amore e nel rispetto di entrambi i genitori, anche quando l’unione tra loro si schianta o si dilegua, ho dedicato molto appassionato lavoro lungo più di vent’anni. Ne ho scritto tanto, persino troppo.*

Nel mio studio, quando lavoro in veste di mediatrice familiare (quando cioè aiuto mamme e papà a separarsi proteggendo i figli dalle spine del conflitto) e di psicologa che offre consulenza e sostegno alla genitorialità, vengono i grandi, i piccoli no. Io faccio di tutto, persino nelle consulenze per il tribunale – che pure lo richiederebbero – per risparmiare loro l’esperienza, sempre inquietante, di dover scompigliare la routine quotidiana per andare da una sconosciuta a parlare di sé, di mamma e papà, insomma della loro vita più intima e spesso tormentata. Eppure i figli popolano il mio studio quasi più dei genitori che incontro in carne e ossa. Gran parte degli affanni che, in quelle occasioni, impegnano seppure in modi diversi i genitori e me, nascono dalla preoccupazione di poter continuare a essere buoni genitori anche dopo, anche da separati. È così intenso quel raccontare e ragionare di loro, tra noi grandi, che a volte mi sembra di vederli quei figli, proprio lì, tra noi, live: Filippo con il suo amico immaginario, Gaia e



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