Betty La Negra by Walter Mosley

Betty La Negra by Walter Mosley

autore:Walter Mosley [Mosley, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B00FDZSQWG
editore: Anagrama
pubblicato: 1997-10-15T00:00:00+00:00


20

In realtà non ero mai stato quello che si può definire un amico, per il Los Angeles Police Department. Ci parlavamo solo perché loro avevano bisogno del mio aiuto di tanto in tanto. E anche perché ero abbastanza stupido da immischiarmi quando qualcuno della mia comunità si beccava una bastonata.

Ma la verità è che conoscevo qualche poliziotto e la minaccia velata della signorina Cain mi aveva fatto venire la voglia di preparare il terreno per una qualche difesa.

«Stazione della Settantasettesima Strada» disse al telefono una voce di donna.

«Vorrei parlare con l'agente Lewis.»

«Chi parla?»

«Easy Rawlins.»

«Oh. Ehm. Un attimo, per favore.»

Sentii il fruscio dell'energia statica e passarono forse cinque secondi prima che sentissi la voce di Lewis.

«Rawlins? Dove sei?» chiese Arno Lewis, il detective negro in carica alla stazione della Settantasettesima.

Quando mi fece quella domanda, capii che ero in guai seri.

«A un telefono pubblico» dissi con tono indifferente. «Ho qualche problema e volevo chiederti una cosa.»

«Perché non vieni qui e ne parliamo?»

«Perché non ne parliamo al telefono? Sai che ho molto da fare.»

«Veramente, non posso parlare al telefono di cose che riguardano la polizia.»

«Chi ha parlato di cose che riguardano la polizia?»

«Potrei passare più tardi a casa tua. Potremmo parlare dopo il lavoro» disse lui, ignorando la mia domanda.

«Sì, va bene. Hai il mio indirizzo?» Sapevo che non l'aveva. Solo i miei migliori amici hanno il mio indirizzo e non l'avrebbero mai detto a un poliziotto. Non ero sull'elenco del telefono e per i documenti legali e la corrispondenza usavo la mia casa, quella doveva viveva Primo, giù sulla Centosedicesima. Lui e Flower mi tenevano la posta.

«No» rispose.

«Vuoi dire che non sono nei vostri archivi?»

«No. Voglio dire… forse c'è. Ma perché non me lo dai adesso e così sono sicuro di averlo?»

Gli spiattellai l'indirizzo di Clovis. Pensai che sei o sette poliziotti che le piombavano in casa gridando il mio nome l'avrebbero tenuta lontana da Mofass e Mouse.

«A che ora torni a casa?» mi chiese l'agente Lewis.

Me lo vidi davanti: un tipo alto che ricordava un pointdexter. Portava un paio di occhiali pesanti e aveva l'abitudine di premersi la parte alta del naso, in mezzo agli occhi. Ero pronto a scommettere che in quel momento era senza occhiali e che stava concentrando ogni più piccola parte della sua mente sull'istante in cui mi avrebbe potuto acciuffare.

«Verso le sei» risposi. «Devo preparare la cena, sai com'è.»

«Bene, magari potrei mangiare un boccone da te.»

«Sì» dissi il più semplicemente possibile. «Ti aspetto.»

Andai sulla Ventiduesima Strada. Proprio alla fine dell'isolato, vicino al distributore Renko e a Happy Liquors, c'era una casetta malridotta circondata da un recinto caduto coperto da un traliccio di sgargianti fiori blu pieno di erbacce. L'erba era diventata paglia e nel cortile non cresceva nessuna pianta coltivata.

La piccola veranda era piena dei rifiuti della strada portati dal vento. Sul pavimento grigio erano sparse carte di gomma da masticare, foglie, terriccio e sabbia. C'era anche una botte, probabilmente la usavano come sedia, e un mucchio di piccoli ombrelli verdi.

Bussai. Busso sempre. Ma a casa non c'era nessuno.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.