L'amica geniale. Edizione completa by Elena Ferrante

L'amica geniale. Edizione completa by Elena Ferrante

autore:Elena Ferrante [Ferrante, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2017-10-08T22:00:00+00:00


12.

Questi episodi, l’uno dietro l’altro, mi fecero venire il dubbio che il libro si stesse vendendo solo perché sia i giornali ostili che quelli favorevoli avevano segnalato la presenza di pagine scabrose. Arrivai persino a pensare che Nino avesse accennato alla sessualità di Lila perché aveva creduto che con una che scriveva ciò che scrivevo io si potessero fare quei discorsi senza problemi. E per quella via mi tornò il desiderio di rivedere la mia amica. Chissà, mi dissi, se Lila si è procurata il libro come ha fatto Car­men. Me la immaginai la sera, dopo la fabbrica – Enzo in solitudine in una stanza, lei col bambino al fianco in un’altra –, stremata e tuttavia intenta a leggermi, la bocca socchiusa, la fronte cor­rugata come faceva quando si concentrava. Che valutazione ne avrebbe dato? Avrebbe ridotto anche lei il romanzo alle pagine spinte? Ma forse non lo stava leggendo affatto, dubitavo che avesse soldi per comprarne una copia, a­vrei dovuto portargliene io una in regalo. Per un po’ mi sembrò una buona idea, poi la­sciai perdere. Seguitavo a tenere a Lila più che a qualsiasi altra per­sona, ma non seppi decidermi a cercarla. Non avevo tempo, erano troppe le cose da studiare e imparare in fretta. E poi la con­clusione del nostro ultimo in­con­tro – lei con quel grembiule sopra il cappotto, nel cortile della fabbrica, davanti al falò dove bruciavano i fogli della Fata blu – era stata un addio definitivo ai residui dell’infanzia, la ratifica che i nostri percorsi ormai di­ver­gevano, forse mi a­vrebbe detto: non ho tem­po di leggerti, vedi che vita faccio? Tirai avanti per la mia strada.

Intanto, qualunque fosse la ragione, il libro andava davvero sempre meglio. Una volta mi telefonò Adele e, con la sua solita mescolanza di ironia e affetto, mi disse: se continua così di­venti ricca e non saprai più che fartene del povero Pietro. Poi mi pas­sò nientemeno suo marito. Guido, disse, vuole parlarti. Io mi a­gi­tai, gli scambi col professor Airota erano stati pochissimi e mi imbarazzavano. Ma il padre di Pietro fu molto cordiale, si complimentò per il mio successo, ironizzò sul senso del pudore dei miei detrattori, parlò del lunghissimo medioevo italiano, mi lo­dò per il contributo che stavo dando alla modernizzazione del Pae­se, e via con altre formule di quel tipo. Non disse niente di spe­ci­fico sul romanzo, sicuramente non l’aveva letto, era un uo­mo molto impegnato. Ma fu bello che avesse voluto darmi co­mun­que un segno di consenso e di stima.

Non si mostrò meno affettuosa Mariarosa, anche lei mi fece grandi lodi. All’inizio sembrò in procinto di parlarmi distesamente del libro, poi cambiò argomento in modo concitato, dis­se che vo­leva invitarmi alla Statale: le sembrava importante che partecipassi a ciò che definì l’inarrestabile fluire degli eventi. Par­­ti domani stesso, mi sollecitò, hai visto che cosa sta accadendo in Francia? Io sapevo tutto, vivevo attaccata a una vecchia radiolina azzurra incrostata di untumi che mia madre te­ne­va in cucina, e dissi sì, è magnifico, Nanterre, le barricate al Quartiere Latino.



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