Bevo dunque sono Guida filosofica al vino by Roger Scruton

Bevo dunque sono Guida filosofica al vino by Roger Scruton

autore:Roger Scruton [Scruton, Roger]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: EmmeBooks
pubblicato: 2013-05-13T04:00:00+00:00


La proposizione che enuncia la necessità dell'interrogare l'esistenza umana include in sé la propria proposizione ontologica, la quale dice: "L'uomo esiste come la domanda sull'essere". Per essere se stesso egli necessariamente interroga intorno all'essere nella sua totalità. Questa domanda è il "deve" che egli stesso è e in cui l'essere in quanto ciò che è messo in questione si offre e presenta, e nello stesso tempo, in quanto ciò che necessariamente rimane in questione, si ritira. Nell'essere della domanda che l'uomo è (per cui egli deve domandare) l'essere in quanto ciò di cui si domanda si rivela e nasconde insieme nella sua stessa domandabilità.

A questo siamo, dunque: la domanda sull'essere è che cosa sia l'antipatica zia Tarsilla, e non preoccupatevi se in questo passo la domanda sull'essere finisce per diventare l'essere della domanda: alla fine, quando l'essere torna a nascondersi nella sua stessa domandabilità, tutto si sistema. L'autore del passo citato, il teologo Karl Rahner, è capace di reggere una prosa così per cinquecento pagine, e i soli scrittori sicuramente più oscuri di lui sono quelli (qualcuno c'è) che hanno cercato di spiegare che cosa dice Rahner. Io vi consiglio di lasciarli perdere: la vita è troppo breve e dobbiamo arrivare alla fine di questo capitolo prima di svuotare la bottiglia.

Finché ci teniamo ben stretta la grammatica e combattiamo quello che Wittgenstein chiamava "obnubilamento dell'intelligenza da parte del linguaggio", scopriamo che dopotutto quella di essere non è un'idea così cattiva. Come ha mostrato David Wiggins, l' "è" dell'identità è una delle più fertili fra le paroline dalle quali parte la filosofia {26}; e troviamo l'essere in diversi degli argomenti più efficaci mai inventati per dimostrare l'esistenza di Dio. Alcuni di questi argomenti continuano ad affascinare sia i teisti sia gli atei con quella loro aria di profondità che i teisti danno per buona mentre per gli atei è la manifestazione esterna della fallacia.

Uno è l'argomento detto della contingenza, dovuto soprattutto a Avicenna o Ibn Sīnā, un filosofo attivo poco dopo il Mille a Isfahan e che gli amanti del vino dovranno sempre stimare assai per il suo consiglio di bere durante il lavoro. "La sera tornavo a casa", racconta nella sua autobiografia, "e mi davo alla lettura e alla scrittura. Ogni volta che mi sentivo assonnato o debole mi alzavo un momento, bevevo un bicchiere di vino e poi tornavo a leggere." Sia lode a Avicenna per avere sfidato il divieto coranico del vino e per averlo citato come esempio di ragionamento non rigoroso. La proposizione "Il vino inebria", scrive nell'Isharat, non ha un valore di verità chiaramente definito. "Dovremmo considerare se ciò vale potenzialmente o in atto, e in piccola quantità o in grande." Ma ancora di più lo si deve elogiare per l'argomento della contingenza, che salta a piè pari tutte le sciocchezze di Richard Dawkins, Christopher Hitchens e altri come loro e va dritto al concetto centrale di qualsiasi teologia degna di questo nome, l'idea appunto della contingenza. L'essere, dice Avicenna, può venir detto in tre modi:



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