Buoni genitori by Lalli Chiara

autore:Lalli, Chiara [Lalli, Chiara]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Famiglia patriarcale (pardon, tradizionale)

In Italia oggi la cosiddetta «famiglia tradizionale» è l’unica a essere protetta e garantita. Al di fuori di questa alcuni diritti sono affidati al buon cuore di qualcuno, altri violati. Il diritto di famiglia avrebbe necessità di una nuova riforma per eliminare quelle discriminazioni, per esempio, nel caso delle adozioni, della riproduzione artificiale o su alcuni aspetti patrimoniali.

È sufficiente un cenno a quella caricatura di legge sui DiCo per dare la misura della indifferenza nel garantire i diritti a quanti scelgono di non sposarsi, come gli anni necessari per «certificare» l’intenzione di costituire una famiglia. Nemmeno la legge sui DiCo è passata, in questa veste caricaturale e che non avrebbe garantito quei diritti per cui si chiede una regolamentazione delle unioni civili. Insomma, era una presa in giro e nonostante questo si è arenata!

Ma torniamo alla famiglia tradizionale e alla sua presunta eccellenza. Prima di tutto cercando di capire cosa sia.

Il modo più corretto storicamente per descrivere la famiglia tradizionale è il seguente: gruppo finalizzato a trasmettere beni e proprietà nel corso delle generazioni. Per secoli i matrimoni venivano decisi e celebrati per unire soldi, patrimoni, Stati, Imperi (tra i matrimoni di interesse va forse collocato anche quello tra Lady D e Carlo d’Inghilterra, sebbene sia stato presentato come una favola moderna). Si basava sulla subordinazione delle donne, spesso veri e propri «beni», proprietà indiscutibile degli uomini fino al XX secolo. Anche il resistente luogo comune dell’opposizione tra «donna per bene» da sposare e «donna puttana» con cui divertirsi è un indizio di quella mentalità. Quella mentalità giustificata e supportata dal delitto d’onore o dal matrimonio riparatore: sposando la donna stuprata lo stupratore diventava un marito rispettabile.

La celebrazione del matrimonio aveva infatti l’orrendo potere, in Italia fino al 1981, di estinguere uno stupro. Matrimonio riparatore, si chiamava. E a essere «riparata» non era di certo la vittima, ma il buon nome dello stupratore, quel comune senso del pudore che aggiungeva alla violenza l’offesa di costringere la vittima a convivere per l’eternità con il carnefice.

Fa impallidire che nel Liber Augustalis di Federico II – risalente al 1231 – vi sia scritto: «Cessante quell’antiqua consuetudine che voleva che, si lo raptore la pigliasse per mogliere, non fusse tenuto ad alcuna pena». Ci sono voluti 750 anni affinché un concetto simile fosse affermato nell’Italia democratica.

Quando Franca Viola rifiutò di sposare il suo stupratore non era nemmeno consapevole del peso e del valore che il suo diniego avrebbe avuto. In una intervista rilasciata all’inizio del 2006 dichiarò:26 «Feci quello che mi sentivo di fare; furono i media, in seguito, a rendere la vicenda un evento storico [...]. Semplicemente non volevo sposarmi con un uomo che non amavo e preferivo restare tutta la vita da sola piuttosto che farlo». La decisione di Franca Viola ha incoraggiato tante altre donne a rifiutare di sposare il proprio violentatore e ha avviato un processo che ha portato, con imperdonabile ritardo, a cancellare quell’articolo 544 del Codice civile (sostituito dall’articolo 1 della legge 442 del 5 agosto 1981).

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.