Caccia alla volpe by Mohammed Al Samawi

Caccia alla volpe by Mohammed Al Samawi

autore:Mohammed Al Samawi [Al samawi, Mohammed]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


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PERICOLO IMMINENTE

La comunità internazionale prende nota mentre la situazione precipita.

La mattina del 19 marzo cominciò con una notizia allarmante: i sostenitori di Saleh, alleati con gli huthi contro Hadi, avevano occupato l’aeroporto di Aden. I combattimenti erano iniziati all’alba, quando la polizia speciale di Saleh aveva attaccato le forze pro-Hadi. Gli aerei parcheggiati erano stati investiti di colpi ed erano state lanciate almeno due granate. Tre i morti. Alla fine gli huthi e i sostenitori di Saleh avevano avuto il sopravvento.

Mi venne la nausea. I combattimenti avevano avuto luogo a pochi chilometri di distanza; non riuscivo a non pensare alle persone rimaste uccise o ferite. Tre morti: era l’inizio o la fine? Udii un aereo militare sopra la testa e compresi che i lutti e le sofferenze non erano cessati.

A che scopo? Era in gioco solo il controllo del nord o del sud, oppure c’erano altre forze in campo? Se gli iraniani fossero intervenuti in favore degli huthi, sarebbe stato probabilmente su richiesta dell’ex presidente Saleh. Ma era una guerra per Saleh o tra Arabia Saudita e Iran? E che interessi avevano in questo conflitto la Russia, gli Stati Uniti e la Cina?

Era una battaglia militare o una guerra contro i civili? Sana’a era una città d’importanza strategica. Cosa sarebbe successo alla mia famiglia se i combattimenti si fossero intensificati? In quell’area vivevano quasi due milioni di persone. Una bomba o una granata lanciata per errore poteva distruggere intere famiglie.

A che scopo?

Contattai il mio capo alla Oxfam per capire quale fosse la situazione in ufficio. Era stato in vacanza per tutti e tre i giorni in cui avevo lavorato, ma pensai di approfittare della disponibilità che mi aveva dichiarato in caso ne avessi avuto bisogno.

«Qui è tutto okay. Gli huthi arriveranno, ma non c’è da preoccuparsi» disse con aria serena e rilassata. «In ventiquattr’ore occuperanno la città. Poi tutto si calmerà.»

Non ero nemmeno sicuro che fosse a Aden. Come poteva valutare così chiaramente la situazione? Ma non volevo metterlo alle strette e fare cattiva impressione, così riattaccai senza chiedere altro. Ero in Oxfam da così poco tempo – e avevo accettato quel lavoro in circostanze così angoscianti – da non sapere nemmeno da quanto tempo quell’uomo fosse in Yemen. Per quel che mi risultava, poteva essere appena arrivato dal suo paese, il Sudan. E, stando a ciò che si sapeva del Sudan – con i suoi tumulti e le sue guerre – l’indifferenza di quell’uomo doveva essere qualcosa di duramente conquistato, uno strumento di sopravvivenza. Ma io volevo avere un quadro più preciso della situazione.

Così chiamai Aidroos, l’autista che mi aveva portato in giro.

«Mr Mohammed, sono desolato ma non posso venire a prenderla per portarla in ufficio. Non posso uscire di casa. Sono ad Al-Ma’ala, qui sono in corso dei combattimenti.»

Lo ringraziai ed esitai prima di augurargli buona fortuna. Non volevo spaventarlo facendogli capire che ero preoccupato per lui.

Telefonai agli altri due autisti, con lo stesso risultato. Abitavano anche loro nel quartiere di Al-Ma’ala. Volevano restare con le loro famiglie per essere sicuri che non fossero in pericolo.



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