Camosci e girachiavi by Christian G. De Vito;

Camosci e girachiavi by Christian G. De Vito;

autore:Christian G. De Vito; [De Vito, C.G.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e SocietÃ
ISBN: 9788858113455
editore: edigita
pubblicato: 2009-11-14T23:00:00+00:00


La «riforma fantasma»

«Maestro: Stazione di Alessandria d’Egitto. Prigionieri italiani di guerra, dicembre 1940. Tre giorni confinati nella stazione sotto i bombardamenti Italo-tedeschi, Hangar, depositi, vagoni sono un’immensa cloaca. Il sottoscritto evacua dal finestrino, di notte, al terzo giorno, subito imitato dagli altri. Resta con la fissazione a vita di un gabinetto a disposizione. Un problema ridicolo a paragone di chi moriva di fame o di torture.

Signora: Infatti. (Proiezione: defecazione dei carcerati comuni italiani nel bugliolo davanti ai compagni.) Nessuna lezione da trarre?

Maestro: La prigionia di guerra è dura a causa della guerra. Ma la prigionia di pace, in un paese civile, nell’anno 1975 di Cristo, non ha nessuna giustificazione alla sua durezza. È gratuita, è sadica. Carceri medioevali, regolamenti Borbonici, locali insufficienti, servizi antiigienici, in una società che ufficialmente educa a modelli raffinati di vita, sono tenuti in piedi per distruggere la personalità dei detenuti. Vi si aggiunga la disperazione, la rozzezza del personale, le umiliazioni davanti ai compagni, i cattivi odori, le sconcezze, il ‘tu’ del secondino, il numero di matricola, le botte, l’isolamento [...]

Signora: (Proiezione: letto di contenzione. Prigioniero che viene legato con violenza al letto, che è lasciato solo con la sua disperazione, la fame, la sete, i dolori ai polsi e alle caviglie, seminudo, nell’umidità; prigioniero che ha da fare i suoi bisogni, non può non riesce, finisce con l’orinare verso l’alto bagnandosi tutto il corpo. Grida, accorre un agente, schiaffi... Impotenza.) È così?

Maestro: È così. (Al pubblico) Una società che si comporta così è civile?»85.

Il testo teatrale Fabbrica di mostri, da cui questa scena è tratta, aveva una forte connotazione autobiografica. Il «Maestro» era anche l’autore del testo, Davide Melodia, ex prigioniero di guerra dei britannici in Egitto, maestro elementare nelle carceri di Livorno dal 1954 al 1961, fratello di Giovanni Melodia, deportato a Dachau e lì animatore del Comitato italiano dei prigionieri. Figlio di un pastore evangelico siciliano e pastore evangelico lui stesso a Sarzana nel dopoguerra, era una figura di spicco del Movimento non violento italiano e aveva anche seguito le vicende dei primi obiettori di coscienza italiani detenuti per la loro scelta nelle carceri militari. La prigionia, la deportazione, il carcere avevano segnato in profondità la sua esperienza personale e quella della sua famiglia. Tra di essi Melodia vedeva una profonda continuità a livello dei meccanismi disciplinari e nella sistematica negazione della dignità umana.

Davide Melodia fu uno degli animatori della Lega non violenta dei detenuti, fondata il 4 novembre 1974 e scioltasi di fatto nel maggio 1977, sorta per «combattere il principio stesso del carcere, da cui nasce ogni stortura dell’ambiente, senza rinunciare ad intervenire per la eliminazione di queste stesse storture nell’immediato»86. Essa ebbe rilevanti rapporti con il Partito Radicale, molto attivo in quegli anni attorno ai diritti civili, ma la sua azione fu costantemente minata dal personalismo della sua autonominatasi segretaria nazionale, Giuliana Cabrini.

Costituita da alcuni nuclei sparsi per lo più in Lombardia, Veneto e Toscana, la Lega rappresentò in quella fase



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