Strategia e leadership nella storia by Gianfranco Di Pietro;Andrea Lipparini;

Strategia e leadership nella storia by Gianfranco Di Pietro;Andrea Lipparini;

autore:Gianfranco, Di Pietro;Andrea, Lipparini; [Di Pietro, Gianfranco Lipparini, Andrea ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economia, Guide
ISBN: 9788815371447
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-07-15T00:00:00+00:00


5.6.3. La comunicazione efficace

Cesare era un abile comunicatore: sapeva parlare e sapeva ascoltare (le due dimensioni della comunicazione!). Sosteneva che alla base dell’eloquenza dovesse esserci un’accorta scelta delle parole, selezionando accuratamente i termini, attingendo a parole già in uso, ed evitando quelle strane e inusitate. Non usava gergo tecnico, arrivava alla pancia delle persone. Comprendiamo perché il popolo di Roma lo considerasse un leader vicino, nonostante i lunghi anni trascorsi in guerra, lontano dalla capitale.

Svetonio affermava di Cesare che «Nell’eloquenza e nell’arte militare o eguagliò o superò i personaggi più insigni» [Svetonio 1995, I, 55, 63] e Marco Tullio Cicerone, in Bruto, scrisse «Ha un metodo oratorio brillante, che non scade mai a mestiere, e al quale inoltre la voce, le movenze, la sua figura conferiscono, in un certo qual modo, magnificenza e nobiltà» [Cicerone 2020, 329]. Chiamava i suoi soldati commilitoni, compagni d’armi (da cum-milites). I soldati erano attratti dai discorsi di chi pensa di poter fare l’impossibile e che ha tra gli obiettivi quello di far salire di livello i propri collaboratori.

Cesare aveva una grande abilità nell’adattare la comunicazione al tipo di interlocutore che aveva di fronte: senatori, centurioni, gente del popolo, capi gallici. Metteva tutti in condizione di capire la connessione politica e militare delle imprese, per essere apprezzato dai soldati come uomo di stato e come generale, diventandone una figura da imitare. La comunicazione dei suoi successi aveva come effetto la legittimazione non solo presso la sua gente, ma anche presso i popoli con i quali entrava in guerra. La comunicazione delle imprese passate, della forza del suo esercito e della sua abilità erano di per sé un deterrente fondamentale: molti sono stati i popoli che, prima dell’inizio delle ostilità, si presentavano a lui per sottomettersi. La comunicazione, insomma, era per lui uno strumento di relazione utile anche per consolidare la reputazione e il posizionamento come uomo capace di grandi imprese. Era abile nel marketing di sé stesso (ciò che chiamiamo personal branding). Nelle sue opere emerge uno stile chiaro, semplice, che crea consapevolezza e autorevolezza: un esempio di moderno content marketing.

Cesare era un maestro dell’adlocutio, l’usanza di fare discorsi formali alle truppe schierate, per incitarle prima di una campagna militare e di una battaglia. Era uno schema utilizzato dai vari comandanti, ma che con lui trova la massima efficacia. Si iniziava con la scelta della modalità per interpellare i soldati, indicativa del tipo di rapporto che si intendeva instaurare (nel caso di Cesare, come scritto, compagni d’armi). Poi si presentavano le motivazioni del conflitto, scaricando la colpa sul nemico. Si comunicava il fatto che si agiva per punire atti di ostilità e difendere la propria gente, gli alleati, i confini. Dopo aver giustificato il conflitto, si demonizzava il nemico sottolineandone la mancanza di lealtà. Quindi, si richiamavano alla memoria gesta memorabili precedentemente compiute. Successivamente, si passava alle rassicurazioni, a volte irridendo il nemico e ricordandone le sconfitte. Se era di valore, invece, si elencavano gli elementi di superiorità nei suoi confronti (esperienza, assetto tattico ecc.).



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