Cannavaro Fabio - 2016 - La nostra bambina by Cannavaro Fabio

Cannavaro Fabio - 2016 - La nostra bambina by Cannavaro Fabio

autore:Cannavaro Fabio [Cannavaro Fabio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, Sports
ISBN: 9788858685068
Google: DOJFDAAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2016-06-14T22:00:00+00:00


14

Vincenzo Iaquinta

«Rino, Rino, aiuto! Aiutami, Rino. Dov’è? Dov’è?»

Gattuso mi è subito corso incontro, visibilmente preoccupato.

«Rino, ti prego, dammi una mano. Ho bisogno di trovarlo.»

Materazzi, distante appena qualche metro, con la coda dell’occhio si era accorto che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Si è avvicinato. Mi sono affidato anche a lui: «Marco, fai qualcosa. Non lo trovo più. Dov’è finito? Me lo sono perso. Me lo sono perso!».

Piccolo particolare: eravamo all’Olympiastadion, io avevo la Coppa del Mondo in mano e intorno a noi regnava il delirio. Dio esisteva e non era francese. In quel casino bellissimo, l’SOS che avevo lanciato aveva raggiunto solamente due dei miei ventidue compagni, ma cosa potevo fare? Meglio loro che niente.

«Non lasciatemi qui da solo, aiutatemi. Cerchiamolo!»

Rino e Marco, quasi comandati da un riflesso incondizionato, posseduti da chissà quale demone, si sono piegati sul prato che la nostra Nazionale aveva appena consacrato a se stessa e, carponi, hanno iniziato la ricerca. Vedendoli, ho pensato a due cani da tartufo. La scenetta è durata qualche secondo, non di più, poi si sono alzati di scatto. Insieme, nello stesso momento, con movimenti clamorosamente coordinati. Due sincronette. Brutte, ma sincronette. Sono stati assaliti dal medesimo dubbio: «Scusa, Vincenzo, ma cosa non trovi?».

«Cutro.»

Materazzi è rimasto in silenzio per qualche istante, non riusciva a mettere a fuoco la mia risposta, mentre Gattuso, calabrese come me, mi ha rifilato uno schiaffo. Lui aveva capito benissimo. E me l’ha anche spiegato, a modo suo: «Andate a fare in culo tu e tutti quelli che abitano con te».

Cutro era il mio paese. Siccome la parte superiore della Coppa del Mondo, sferica, rappresenta appunto il mondo, io stavo impazzendo perché, guardandola, non riuscivo a trovare Cutro. Cioè casa mia, a meno di venti chilometri da Crotone. L’Italia si vedeva a malapena, della punta dello Stivale nemmeno l’ombra, era un casino scovare il posto da cui provengo. Oh, le origini sono importanti. Mi ero messo in testa di farcela, quindi stringevo forte la Coppa e non la volevo più dare a nessuno.

«Cutro…»

È iniziata la migliore lezione di geografia della mia vita, e lo dice uno per il quale lo studio non è mai stato ai primi posti nella classifica delle priorità. Neanche agli ultimi, per la verità. Maestro Rino, forse preso da compassione, ha cominciato a toccare punti a caso su quello stupendo mappamondo d’oro taroccato.

«È qui, forse.»

«Quella è Roma, ignorante.» Alla discussione, in maniera quasi disinteressata, di tanto in tanto prendeva parte anche Materazzi.

«E questa?»

«Napoli.»

«Qui però siamo più a sud.»

«Secondo me è Bari.»

«Qui?»

«Tirana.»

«Là?»

«Boh…»

«Più a sinistra?»

«Rimini.»

Mettere a fuoco, tutti e tre insieme, la Calabria, è stato il primo passo verso la meta. Poi, più o meno, abbiamo trovato quello che cercavamo: «Cutro. Dev’essere proprio qui».

«Adesso sei contento, Vincenzo?»

«Be’, insomma. Voi lo vedete il confine fra la frazione di San Leonardo e quella di Steccato? Sarebbe importante.»

Gattuso a quel punto è esploso: «Ora ti faccio vedere le stelle». E mi ha picchiato di nuovo. Ma siccome certe faide fra calabresi possono anche prendere delle pieghe antipatiche, non ho reagito e ho ricominciato a festeggiare.



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