Cesare Borgia. Il principe in maschera nera by Andrea Antonioli

Cesare Borgia. Il principe in maschera nera by Andrea Antonioli

autore:Andrea Antonioli [Antonioli, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2018-09-04T22:00:00+00:00


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La conquista di Napoli e la caduta dei Colonna

Adesso che la Romagna era tutta unita e Alessandro vi aveva conferito al figlio il titolo di duca, il passo successivo che i Borgia avrebbero voluto compiere era quello di creare un proprio regno dinastico in Italia e il prossimo obiettivo cui Cesare guardava era Piombino, in Toscana. Il 7 maggio decise però di ritornare a Roma e, tenendo conto delle istanze dei suoi condottieri, prese la strada di Firenze. Era deciso a continuare la sua avanzata sulle ali dell’entusiasmo, colmo di quell’ardore agonistico che per lui era diventato quasi un’ossessione. Giunto nei pressi della città dovette però frenare i suoi intenti, perché in questo caso, più che in altri, bisognava fare i conti con Luigi xii che aveva concesso il suo protettorato a Firenze. Sulla Toscana, luogo di transito dei suoi eserciti diretti dalla Lombardia alla Campania, il re di Francia non voleva alcuna interferenza da parte dello Stato Pontificio e quindi sarebbe dovuto rimanere un territorio libero da occupazioni o ingerenze, soprattutto militari. Lo stesso Alessandro vi, pressato dal re di Francia, capì che bisognava essere prudenti e ordinò al figlio di ritirarsi e tornare a Roma. Il Valentino obbedì, ma non lo fecero i suoi capitani, gli Orsini e Vitellozzo Vitelli, cui i fiorentini avevano ucciso il fratello. Fu quella la prima volta che si verificarono le condizioni per cui Cesare sfidava la volontà paterna.

Giunto a Barberino il 12 maggio, chiese alla Signoria il libero passaggio sul suo territorio, ma questa pose come condizione che l’esercito si smembrasse in vari tronconi e Vitellozzo e gli Orsini restassero fuori dei confini. Cesare accettò, ma pretese che la repubblica fiorentina lo nominasse suo condottiero, non ostacolasse l’imminente conquista di Piombino che aveva già architettato e consegnasse a Vitellozzo sei suoi cittadini. Infine chiese la reintegrazione di Piero de’ Medici al comando della città, poiché il “Fatuo” era fuggito nel 1494, in seguito alle sommosse scoppiate per aver in pratica consegnato Firenze a Carlo viii, predecessore di Luigi xii.

La Signoria, allarmata da simili richieste, dichiarò la sua disponibilità a trattare solo le prime tre, ma a rifiutare decisamente il rientro del Medici; il duca continuò così ad avanzare, ma a Campi – a poca distanza da Firenze – fu raggiunto dai plenipotenziari fiorentini che si erano molto allarmati poiché la città era consapevole che in quel momento non poteva disporre di truppe sufficienti per fermare il Valentino, che se solo avesse voluto, l’avrebbe conquistata facilmente. Fu questo il motivo per cui la città del giglio rosso fu costretta a stipulare un patto per lei assai penalizzante. Il Borgia otteneva infatti una condotta di trecento uomini con lo stipendio annuo – per tre anni – di trentamila ducati, e il lasciapassare su Piombino. I fiorentini però non sapevano che Cesare teneva più al potere che ai quattrini. Ma è più che probabile che dietro la sua mossa ci fosse uno dei suoi comandanti migliori, quel Vitellozzo Vitelli che aveva un conto in sospeso con Firenze, rea di avergli giustiziato il fratello Paolo.



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