Chi ha ucciso Marco Pantani by Roberto Manzo

Chi ha ucciso Marco Pantani by Roberto Manzo

autore:Roberto Manzo [Manzo, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852086885
editore: Mondadori


Marco Pantani non doveva essere processato

Marco Pantani, nella sua tragica escalation giudiziaria, affrontò due processi per frode sportiva: il primo a Forlì e il secondo a Tione di Trento. In entrambi i casi fu accusato di doping autogeno finalizzato alla frode sportiva. La contestazione portata avanti dalle due Procure attingeva dalla presunta violazione dell’articolo 1 della legge 401 del 13 dicembre 1989.

La genesi di questa legge si era avuta agli inizi degli anni Ottanta, quando lo scandalo per le scommesse clandestine sconvolse il mondo del calcio. Molti giocatori furono trascinati in un baratro senza fine. Alcuni di loro gravitavano nel giro della Nazionale. I calciatori truccavano le partite. Si accordavano sul risultato di quelle alle quali partecipavano. E, tramite amici o persone compiacenti, scommettevano sui risultati concordati. Naturalmente, tutto avveniva nella massima clandestinità. Quando fu scoperto questo sistema illegale, molti calciatori finirono sotto processo, non solo sportivo ma anche penale. Dal punto di vista sportivo non vi furono problemi di sorta, poiché i calciatori colpevoli furono condannati a una lunga squalifica. Il problema si presentò agli inquirenti in ambito penale. I calciatori sotto processo, di fatto, non potevano essere condannati. L’ordinamento penale italiano era carente di una norma specifica che punisse chi avesse commesso quel tipo di azione. Il processo penale fu un bluff e finì in una bolla di sapone. Tutti i giocatori, nessuno escluso, furono assolti dal reato di truffa che era stato loro contestato nel capo d’imputazione. Il reato previsto e punito dall’articolo 640 c.p. aveva soltanto semplici assonanze con i fatti contestati ai calciatori, ma in concreto non era applicabile.

Lo scandalo delle scommesse clandestine e il manifestarsi della carenza di una norma specifica che punisse in sede penale gli autori dell’illecito portarono i nostri parlamentari a progettare quella che poi divenne la legge 401 del 1989. Questa entrò in vigore il 13 dicembre 1989, e fu pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale” n. 294 del 18 dicembre 1989. Pantani fu sempre processato per violazione dell’articolo 1 comma 1 di questa legge: “Chiunque offre o promette denaro o altra utilità o vantaggio a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva organizzata dalle federazioni riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dall’Unione italiana per l’incremento delle razze equine (UNIRE) o da altri enti sportivi riconosciuti dallo Stato e dalle associazioni ad essi aderenti, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente il corretto e leale svolgimento della competizione, ovvero compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, è punito con la reclusione da un mese ad un anno e con la multa da lire cinquecentomila a lire due milioni. Nei casi di lieve entità si applica la sola pena della multa”.

Il diritto penale italiano è basato su alcuni principi sacri e inviolabili, vincolanti sia per il potere esecutivo sia per quello giudicante. Quando manca una legge specifica, nessuno può finire sotto processo, né tanto meno essere condannato se ha posto in essere azioni o comportamenti che, all’epoca della loro commissione, non erano vietati dalla legge penale. Il sistema



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