Cialtroni by Indro Montanelli

Cialtroni by Indro Montanelli

autore:Indro Montanelli [Montanelli, Indro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia
ISBN: 9788858696316
editore: Rizzoli
pubblicato: 2019-03-18T16:00:00+00:00


Palmiro Togliatti

Il Migliore?

Penetrare i pensieri e le intenzioni di un uomo è sempre un’operazione che si presta ad accuse di arbitrarietà. Specie quando si esercita su un uomo come Togliatti campione, se mai ve ne fu, di segretezza. Io quindi, che di persona non l’ho mai conosciuto, posso dire soltanto quale opinione me ne sono fatta dai suoi gesti e parole.

Che fosse un cauto e freddo calcolatore, mi pare che sia dimostrato dal fatto di essere riuscito a vivere nella Mosca di Stalin in un posto di alta responsabilità come la segreteria del Komintern senza incorrere in nessuna delle «purghe» che vi furono operate e che mandarono al muro uno dopo l’altro quasi tutti i suoi colleghi. A prezzo di quali acrobazie vi sia riuscito, non lo so. Sono corse molte voci sulla sua disponibilità a rinnegare l’amico caduto in disgrazia un minuto prima che la disgrazia si profilasse (come gli capitò con Bucharin), ma sono soltanto voci, e d’altronde non credo che nella Mosca di Stalin e di Beria si potesse sopravvivere altrimenti.

Ma veniamo al Togliatti «italiano». In che senso egli fosse, tra i «compagni», il «Migliore», mi sembra chiaro. Era l’unico che conosceva anche gli scantinati della Chiesa-madre sovietica, e ne godeva la fiducia. Quindi, dentro il partito, non aveva da temere opposizioni e dissidenze: la sua parola era legge.

E qui si pone la prima domanda: questa parola la usò in vista di una rivoluzione comunista? Credo di poterlo escludere. Appena riprese conoscenza dopo l’attentato di Pallante che aveva scatenato in tutta Italia la furia dei suoi seguaci, le sue prime parole furono: «Fermi tutti!». Cresciuto in mezzo alla dirigenza sovietica, che il potere lo aveva conquistato non con la rivoluzione, ma con un colpo di Stato, e col «popolo» non aveva contatti (mai Stalin si era affacciato al balcone per parlargli), Togliatti aveva del popolo un profondo disprezzo, tant’è vero che come oratore di piazza non valeva niente.

Seconda domanda: nello scartare la soluzione rivoluzionaria, era d’accordo con Mosca? Credo di sì. La soluzione rivoluzionaria avrebbe provocato l’intervento alleato in difesa della democrazia e posto il Cremlino alla scelta: o il controintervento, cioè guerra, o la perdita della faccia. Solo la conquista legale, cioè per via elettorale, del potere, sarebbe stata accettata dagli Alleati, come stava scritto nei patti. Ma io dubito che Togliatti, pur dando a vedere che a quella mirava, in realtà non volesse nemmeno quella. Un’Italia comunista non avrebbe potuto restare nella famiglia delle democrazie occidentali. Avrebbe dovuto traslocare in quella delle Repubbliche «popolari» sovietizzate, i cui capi erano soltanto dei «proconsoli» di Mosca, esposti alle «purghe» di Mosca, che nessuno conosceva meglio di Togliatti.

Molto più comodo e sicuro, per lui, fare il capo di una potente opposizione ad un potere che gli forniva tutte le garanzie d’intoccabilità e larghe partecipazioni agli utili (nell’interesse del partito, non in quello suo personale: Togliatti non rubava). Ma qui mi fermo perché nell’arbitrario ho già sconfinato. Posso soltanto aggiungere che il carattere saliente di Togliatti fu certamente il cinismo.



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