Ciclo della legione 4 - La Regina Della Legione by Williamson Jack

Ciclo della legione 4 - La Regina Della Legione by Williamson Jack

autore:Williamson, Jack [Williamson, Jack]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo ventunesimo

Avvolta dalla neve turbinante, Jil vedeva soltanto il bagliore dei fari e, a volte, uno scorcio di crepacci o sporgenze rocciose spruzzate di bianco. Il vento aveva coperto le impronte del veicolo.

Quando cercava di orizzontarsi, il paesaggio ammantato di neve vorticava e le confondeva le idee: tutti i crepacci e tutti i macigni erano uguali. Jil fermò il veicolo per guardarsi intorno e sperò che il vento le suggerisse una direzione. Ma i grandi fiocchi sembravano arrivare da tutte le parti.

Jil dette un'occhiata al padre che si era afflosciato su un angolo della poltrona e forse dormiva. Gli occhi cerchiati di rosso erano chiusi, ma la bocca era sollevata sui denti rotti. Un filo di saliva e uno di sangue si erano seccati sulla barba.

Jil si sentiva male per il puzzo, ma ancora più male per aver perso l'orientamento. Era la peggiore sensazione che avesse mai provato, più angosciosa di quel mattino su Alpha III in cui si era svegliata senza sapere dov'era. Cercò di risvegliare il suo sesto senso, ma non trovò che confusione. Fu colpita dalla crudele ironia della situazione: la mutazione, che rendeva adatti i Gyrel alla vita nello spazio, li aveva disadattati a quella sui pianeti.

Cercando una qualunque via di uscita, Jil arrivò sulla cima della più vicina montagnola e si fermò per cercare ancora le impronte. Il bagliore delle luci contro la neve nascondeva tutto, per cui le spense.

Tenebre.

Aspettò che i suoi occhi si abituassero al buio, ma l'oscurità era totale e non si vedeva niente. Il pianeta era senza luna e la luce delle stelle, filtrata dalle nuvole, era troppo debole perché lei la vedesse. Si sentiva intrappolata in un budello.

Un'ondata di panico la paralizzò. Il dramma di suo padre era così spaventoso che non riusciva a pensarci. Dentro di lui c'era un mostro che presto si sarebbe risvegliato e l'avrebbe ucciso. La posta in gioco era altissima, ma le probabilità quasi tutte contrarie. Tremando, afferrò il manubrio. Qualsiasi direzione era meglio che stare fermi. Si buttò quasi a caso oltre la cresta e scese il pendio.

Sul ronzio del motore sentì il respiro di suo padre. Russava e ogni tanto gemeva; la bocca era aperta più di prima e dalle labbra sporgeva una lingua gonfia, macchiata di nero e sanguinante. Improvvisamente Gyrel si alzò dalla poltrona, urlando.

«Fuori!»

Il puzzo di acqua marcia riempì di nuovo la cabina, così soffocante che Jil non riusciva quasi a respirare. Coperta di sudore gelido, vide suo padre che si affannava alla porta.

«Chiudi...» Le parole pronunciate dalla lingua gonfia erano a stento intelligibili. «Qualunque cosa... non lasciarmi più entrare!»

Lo sportello della cabina si aprì. Gyrel uscì urlando e gesticolando. Il veicolo rotolò per qualche metro prima di potersi fermare. I fari lo inquadrarono, un mucchietto appiattito nella neve.

Jil frenò accanto al corpo.

«... torna indietro!» Col motore spento, lei sentì distintamente le parole. «Chiudi lo sportello!»

Jil non fece niente.

«Salvati!» Pareva uno spaventapasseri animato che cercava di mettersi in piedi. «Avverti il resto dell'umanità...»

Attraverso lo sportello aperto entrava aria gelida. Era un piacere respirarla, e bastò una boccata a farla sentire meglio.



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