Comunismo e questione nazionale (Italian Edition) by Michael Löwy

autore:Michael Löwy [Löwy, Michael]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Meltemi
pubblicato: 2021-01-20T23:00:00+00:00

Capitolo quarto

La nazione come destino comune: Otto Bauer oggi

Sebbene i marxisti abbiano spesso sottovalutato l’importanza dei problemi nazionali, esistono contributi di grande valore, talvolta indispensabili, tra gli scritti marxisti in merito. È il caso dell’opera “classica” di Otto Bauer, La questione delle nazionalità e la socialdemocrazia.

Pubblicato per la prima volta nel 1907, questo libro nacque in un contesto storico e politico ben preciso: il tentativo della corrente austro-marxista – rappresentata dal Partito socialdemocratico austriaco – di salvare l’assetto multi-nazionale dell’Austria-Ungheria attraverso un riforma che avrebbe garantito a tutte le sue nazionalità (ungheresi, tedeschi, cechi, slovacchi, croati, ecc.) una “autonomia nazional-culturale”: avrebbe dato a ogni comunità nazionale la possibilità di organizzarsi come una società pubblica legalmente valida, con un certo grado di autorità culturale, amministrativa e legale100.

Come sappiamo, il progetto era destinato a fallire. In seguito alla disfatta militare dell’impero e alla rivoluzione del 1918, lo stato multi-nazionale Austria-Ungheria si sgretolò in numerosi stati indipendenti. Già dal gennaio 1918, Bauer aveva notato l’inadeguatezza di questa strategia di fronte alla crescita delle aspirazioni nazionali. Egli propose, nel programma della Sinistra a cui stava lavorando all’epoca, di riconoscere il diritto dei popoli all’autodeterminazione (e dunque alla creazione di stati separati).

Ciò detto, dato il proliferare di movimenti separatisti o espansionisti affamati di “omogeneità nazionale”, oggi possiamo legittimamente chiederci se autonomia regionale e autonomia culturale (nel contesto di federazioni multi-nazionali basate su associazione volontaria) non siano spesso una soluzione più razionale e umana. Se il diritto democratico all’autodeterminazione è indispensabile, come lo si può applicare a quei territori dove le nazioni sono profondamente mescolate, evitando di innescare battaglie, massacri e “pulizie etniche”?

A ogni modo, l’importanza del libro di Bauer va ben oltre la strategia politica concreta che propose per gestire le complesse questioni nazionali del centro Europa. Si tratta, innanzitutto, di concetti originali e analisi lucide che egli sviluppò in modo da rendere intelligibile il fenomeno nazionale e rendere giustizia alla sua natura socio-storica.

Niente di tutto ciò esime le sue analisi dalle debolezze e i limiti tipici dell’epoca e del milieu culturale in cui furono elaborate. Come ci ricorda Claudie Weill nella prefazione alla traduzione francese del libro, Bauer condivideva tutto un universo mentale con altri marxisti della Seconda Internazionale. Per poter confutare le teorie metafisiche della nazione, trovò utile appellarsi a Darwin e ai principi della selezione naturale. Analogamente, la sua visione del futuro delle nazioni non era libera dalle “illusioni del progresso”101. Questo risulta particolarmente evidente nelle sue osservazioni sulla nazione ebraica, di cui predisse la rapida assimilazione – insieme a molti altri marxisti (soprattutto ebrei!) – anche se questo non impedì ai socialisti ebrei del Bund di appropriarsi delle sue analisi e del suo progetto di autonomia nazional-culturale102. In generale possiamo dire che Bauer non riuscì a prevedere tutti i pericoli a cui poteva condurre la crescita del nazionalismo. Ma chi, all’alba del ventesimo secolo, poteva immaginare le guerre mondiali e i genocidi in nome della “nazione” (e/o “la razza”) che si sarebbero susseguiti senza tregua, rendendo questo secolo uno dei più

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