Confessioni by Lev Tolstoj

Confessioni by Lev Tolstoj

autore:Lev Tolstoj [Tolstoj, Lev]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T08:23:18+00:00


8.

Tutti questi dubbi che ora io sono in grado di esporre più o meno coerentemente, allora non avrei saputo esprimerli. Allora sentivo soltanto che, per quanto logicamente inevitabili fossero le mie conclusioni sulla vanità della vita, confermate dai più grandi pensatori, c’era in esse qualcosa che non andava. Se fosse nel ragionamento stesso, nel modo d’impostare il problema, non lo so. Sentivo soltanto che la sua persuasività sul piano razionale era assoluta, ma che non bastava. Tutte quelle argomentazioni non riuscivano a convincermi fino al punto di farmi fare ciò che derivava dai miei ragionamenti e cioè uccidermi. Direi una bugia se dicessi che fu con la ragione che arrivai fin dove arrivai e non mi uccisi. La ragione lavorava, ma lavorava anche qualcos’altro che io non posso chiamare altrimenti che la coscienza della vita. Lavorava inoltre anche una forza che mi obbligava a rivolgere l’attenzione a questa piuttosto che a quella, e fu tale forza che mi trasse fuori dalla mia situazione disperata e indirizzò la ragione in modo completamente diverso. Tale forza mi obbligava a tener conto del fatto che io e qualche centinaio di uomini simili a me non eravamo tutta l’unanità, che la vita dell’umanità io ancora non la conoscevo.

Se consideravo la ristretta cerchia dei miei coetanei, vedevo soltanto persone che non avevano capito il problema, oppure che avevano capito il problema e lo soffocavano con l’ubriacatura della vita, oppure che l’avevano capito e mettevano fine alla loro vita, oppure che l’avevano capito e per debolezza vivevano fino in fondo una vita disperata. E non ne vedevo altre. Mi sembrava che quella ristretta cerchia di persone istruite, ricche e oziose a cui appartenevo, costituisse l’umanità intera e che quei miliardi di esseri vissuti e viventi, fossero così, delle bestie qualsiasi e non degli uomini.

Per quanto strano, per quanto inverosimile e incomprensibile mi sembri oggi il fatto che io, analizzando la vita, abbia potuto perdere di vista la vita dell’umanità che mi circondava da ogni parte, che io abbia potuto ingannarmi ridicolmente fino al punto di pensare che la vita mia, dei Salomone o degli Schopenhauer era la vera vita, la vita normale, mentre la vita di miliardi di altri esseri era una circostanza non meritevole di attenzione, per quanto strano questo mi appaia oggi, io vedo che la cosa stava proprio così. Nell’errore originato dalla superbia per la mia intelligenza, mi sembrava talmente indiscutibile che io, Salomone e Schopenhauer avessimo impostato il problema in modo così giusto ed esatto che non poteva esservene un altro, e mi sembrava talmente indiscutibile che tutti quei miliardi di esseri appartenessero alla categoria di coloro che ancora non erano arrivati a comprendere tutta la profondità del problema, che, cercando il senso della mia vita, a me neanche una volta venne in mente: “Ma quale senso danno e hanno dato alla propria vita tutti i miliardi di vissuti e viventi in questo mondo?”. A lungo vissi questa follia che è propria, particolarmente, non a parole ma nei fatti, di noi che siamo le persone più liberali e più istruite.



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