Crave by Tracy Wolff

Crave by Tracy Wolff

autore:Tracy Wolff [Wolff, Tracy]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2021-01-02T12:00:00+00:00


36

TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENE

MI precipito fuori dalla stanza pensando di trovarlo qualche porta più in là, ma il corridoio è completamente deserto. Eppure non può avere fatto tanta strada, perciò mi dirigo alla scala. Nella peggiore delle ipotesi, so dove si trova la sua stanza, anche se al momento ci sono gli addetti alle pulizie.

Finalmente lo vedo, sta scendendo tre gradini alla volta. Ma non è solo, con lui ci sono Liam e Rafael, e tutti e tre sembrano avere una fretta indiavolata.

Probabilmente dovrei lasciarli andare, ma è stato lui a venire in camera mia, non il contrario, il che vuol dire che voleva vedermi.

È questo pensiero a galvanizzarmi, a spingermi a urlare il suo nome mentre esco sul pianerottolo.

Si blocca all’istante. Si fermano tutti e tre, e mi fissano con gli stessi occhi spenti. Ho un secondo di tempo per assorbire l’impatto diretto di tanta bellezza e intensità maschili prima che Jaxon risalga le scale di corsa.

Liam e Rafael restano a guardare per un attimo, i visi immobili in quell’inespressività che sto cominciando a detestare. Poi però mi salutano con la mano e Rafael alza persino il pollice, quindi si voltano e continuano a scendere.

«Che cosa ci fai qui fuori?» chiede Jaxon, e in un baleno me lo ritrovo davanti. Solo che la sua faccia non è inespressiva. È livida, un misto di autocommiserazione e rimorso, gli occhi di un nero incandescente che mi dà i brividi, ma per i motivi sbagliati.

«Macy ha detto che sei venuto a cercarmi.»

«Non ti stavo cercando. Sono venuto per assicurarmi che stessi bene.»

«Oh.» Stendo le braccia in un gesto autoironico. «Be’, come vedi, sto bene.»

Sbuffa. «Immagino sia questione di punti di vista.»

«E questo che cosa vorrebbe dire?»

«Vuol dire che hai l’aria di una che sta per svenire. Non so come ti sia saltato in mente di correre in corridoio dopo essere quasi morta dissanguata. Tornatene subito a letto.»

«Non voglio tornare a letto, voglio parlarti di quello che è successo questo pomeriggio.»

«Inespressiva» non è il termine giusto per descrivere la sua faccia. Diventa molto più di questo, diventa vuota, finché non resta più niente. Non c’è più nessuna traccia del Jaxon che ha guardato la pioggia di meteore con me. E sicuramente nessuna traccia del ragazzo che mi ha baciato fino a farmi cedere le ginocchia e scoppiare quasi il cuore.

Sembra un estraneo. Un estraneo freddo e privo di emozioni, determinato a ignorarmi. Ma poi, finalmente, risponde: «Sei rimasta ferita. Ecco che cos’è successo».

«Non solo.» Cerco di toccargli un braccio, di accarezzarlo, di sentirlo, ma lui si allontana prima che le mie dita possano anche soltanto sfiorargli la camicia.

«È l’unica cosa che conta di quello che è successo.»

Ahi. Il cuore mi precipita sotto i piedi mentre registro a fatica che sta relegando il nostro bacio tra le cose senza importanza.

Rimango in silenzio a lungo, ma poi faccio l’unica domanda che mi brucia nel cervello da quando mi sono svegliata. «Tu stai bene?»

«Non è di me che devi preoccuparti.»

«E invece sì che sono preoccupata per te.



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