Dante by Chiara Mercuri

Dante by Chiara Mercuri

autore:Chiara Mercuri
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-03-21T16:00:00+00:00


3. Poesia, filosofia, teologia

Ora dunque che del cibo dei suoi maestri si è a lungo nutrito, intende restituirlo – masticato e digerito – attraverso un’opera che è sicuro si rivelerà utile e preziosa, perché utili e preziosi sono gli ingredienti con cui verrà confezionata. Il punto è verso quale settore del sapere debba indirizzarsi il suo scritto.

Nel De consolatione, Filosofia, giunta in soccorso di Boe­zio, aveva cacciato le muse, chiamandole meretrici; donne facili – le definisce – le quali fingono di consolarti, mentre ti lasciano a soffocare «tra le spine del sentimento».

La poesia è il linguaggio dell’amore, ma l’amore cura, non salva. Dante dovrà tenere a mente, dunque, che le muse non portano in salvo i vascelli alla deriva; le muse semmai ti annegano nel pozzo senza fondo del rimpianto e della nostalgia: un abisso nel quale non val la pena di precipitare per un animo debilitato, che non saprebbe poi come ritornare a galla.

Così quando Filosofia intima a Boezio di allontanare la poesia, Dante sente quell’ordine rivolto anche verso se stesso. Ma se Dante si stacca dalla poesia non è solo colpa di Boezio. Dante, lo abbiamo visto, in questo momento è proiettato verso la ricerca di fama e di riconoscimento, verso la riabilitazione e la dimostrazione di sé. Ora più che mai è sensibile al modo in cui verrà percepito dalla cultura alta, e la cultura alta guarda con disprezzo alla poesia. La polisemia, di cui il linguaggio poetico si nutre, fu bandita dalla disputa universitaria; Alberto Magno, uno dei più grandi filosofi dell’epoca, aveva decretato che la poesia – col suo gioco di specchi e significati nascosti – fosse inutile alla conoscenza.

È l’ombra di Aristotele, del solo Aristotele che i medievali conoscono: quello della Metafisica e non ancora quello della Poetica. È lui a gettare una luce sinistra sul linguaggio poetico. Il parlar per metafore è un parlare oscuro, è un’associazione ardita d’immagini e concetti, e in quanto tale è un modo sbagliato di procedere della conoscenza, è un metodo che non produce scienza.

Dante deve cercare una forma espressiva diversa da quella poetica fin lì praticata.

Boezio lo convince allora che per iniziare l’allenamento interiore gli sia necessaria una guida severa, una guida che non si lasci impietosire dal suo stato, che gli urli d’alzarsi in piedi, di stare dritto, di tenere alta la fronte. Boezio lo spinge verso la filosofia, che è addestramento dello spirito, che è resistenza organizzata al male di vivere.

Solo la filosofia è capace di dare disciplina e ritmo all’esistenza. Solo la filosofia può trasformare un animo spaurito e gelatinoso in un militare stoico, solo la filosofia rende saldi «come torre ferma, che non crolla / già mai la cima per soffiar di venti» (Purgatorio, V, 14-15); solo la messa in pratica effettiva degli insegnamenti della filosofia può farti resistere «tetragono ai colpi di ventura» (Paradiso, XVII, 24).

Tra poesia e filosofia vince dunque la filosofia. La battaglia con la teologia, invece, neppure si dà, perché filosofia e teologia, in fondo, per Dante sono la stessa cosa.



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