Delitti al profumo di basilico (Giallo, Thriller & Noir) (Italian Edition) by Arturo Zappa

Delitti al profumo di basilico (Giallo, Thriller & Noir) (Italian Edition) by Arturo Zappa

autore:Arturo Zappa [Zappa, Arturo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788866900283
editore: Edizioni Esordienti E-book
pubblicato: 2012-04-03T22:00:00+00:00


Il pomeriggio del giorno dopo, visto che Carapelli non era ancora rientrato da Rapallo con nuove notizie, decise di andare alla locanda Paradiso, per cercare di capire chi fossero le persone con cui aveva parlato Lamberti poche sere prima.

Doveva stare attento a non lasciar trapelare la vera ragione che lo portava a far visita all’albergatore. Se la notizia che stava indagando fosse giunta alle orecchie di Garofalo, questi lo avrebbe certamente convocato per chiedergli spiegazioni, e lui non voleva assolutamente trovarsi nella spiacevole situazione di doversi giustificare.

Scese per il “viottolo del biancone” – aveva infatti deciso che quello era il nome della scorciatoia – e, arrivato in fondo, prese un sentiero che portava, attraverso la campagna, allo spiazzo di fronte alla locanda. I campi che stava attraversando appartenevano a Tomà, un vecchio contadino conosciuto da tutti perché era probabilmente il miglior produttore di basilico di tutta la Liguria. Era proprio quel basilico a foglia larga e coltivato in terra piena, tipico della zona del levante, a rendere unico al mondo il pesto alla genovese. Il profumo della pianta, al momento della raccolta, si diffondeva nell’aria per centinaia di metri. Tomà raccontava che, durante la guerra, i partigiani attraversavano i suoi campi per sfuggire ai tedeschi, perché il profumo delle sue piante copriva ogni altro odore, stordendo i cani che non riuscivano più a seguire le tracce delle persone che stavano inseguendo. Ma forse era una balla che il contadino si era inventato per dare ancora più valore al suo basilico.

Quando entrò nella locanda, ebbe l’impressione di aver appena attraversato la porta del tempo. I ricordi affioravano alla sua mente in immagini nitide che si confondevano con altre del tutto sfocate. Voci sussurrate insieme ad altre concitate, grida perentorie e cupe insieme a ordini secchi che gli ufficiali tedeschi impartivano ai loro subalterni. Frasi incomprensibili, che finivano quasi tutte allo stesso modo, con la parola “Schnell!” urlata più volte con rabbia, si confondevano con quelle delle madri e delle mogli imploranti e dei poveri disgraziati che venivano spintonati verso i bui corridoi del piano terra. Alcuni di loro erano morti per mano della Gestapo, altri erano finiti a Birkenau insieme a suo padre.

Quel palazzetto, ora tanto accogliente e colorato, con le tinte pastello dell’esterno ravvivate dai vasi di geranio appesi ai balconi, era stato durante la guerra un posto tetro e terribile: il quartier generale di un avamposto nazista che, nel ’43, aveva coordinato la deportazione degli ebrei e la repressione contro i partigiani e chi li appoggiava. Lì, la mattina del 13 maggio 1944, era entrato suo padre. Lì lo aveva visto per l’ultima volta. Una medaglia al valore, con la scritta “Il coraggio di molti a garanzia della libertà di tutti” era l’unica cosa che gli era rimasta – oltre al ricordo delle lacrime versate mentre in braccio alla madre assisteva alla scena – di quel giorno lontano.



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