Demon's Game by Gena Showalter

Demon's Game by Gena Showalter

autore:Gena Showalter [Showalter, Gena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Abyssinian
pubblicato: 2011-12-15T23:00:00+00:00


Quella donna lo avrebbe fatto impazzire, con il suo vestito succinto e la pelle luminosa, anche se priva delle meravigliose sfumature d'arcobaleno. Doveva averla ricoperta di fondotinta. Non che Strider si lamentasse: approvava ogni misura che impedisse agli altri uomini di desiderarla.

Stava scherzando? Non importava cosa faceva Kaia con la sua pelle o cosa indossava: gli uomini l'avrebbero desiderata comunque. Bastava ricordare i due bastardi là fuori. Quella consapevolezza lo faceva infuriare e allo stesso tempo lo riempiva di orgoglio.

Lei lo considerava il suo consorte. Lui e nessun altro. E resisterle stava diventando sempre più difficile.

«Ehi, ma chi... Anya? Gideon? Amun? E...?» Kaia lo guardò con gli occhi argentei addolciti da un'emozione che non seppe riconoscere. «Come hai fatto a riunirli tutti qua?»

Sarebbe stato facile perdersi in quelle profondità infinite. «Ho chiesto a Lucien di trasportarli qui. Resteranno solo stanotte, però.»

«Stupendo! Per una notte posso amarli, ma dopo due mi viene voglia di ucciderli.»

«Non parlare del primo premio, ok?» le ingiunse a bassa voce. Avrebbero cominciato a rinfacciargli quello che aveva fatto con il Mantello dell'Invisibilità, mettendo in discussione i suoi motivi e insistendo per rimanere a cercare o rubare la Verga Affilata.

Strider ne aveva già parlato con Sabin: gli altri dovevano difendere i due oggetti divini già in mano loro, proteggere la fortezza di Budapest e restare vigili contro possibili attacchi dei Cacciatori. Se però loro due non fossero riusciti a rubare la Verga Affilata prima della fine dei giochi, avrebbero chiesto dei rinforzi.

Quella notte, mentre Kaia era impegnata ad addestrarsi, avrebbero dato la caccia alle Arpie del clan degli Scudi delle aquile. Anzi, Sabin lo stava già facendo, osservandole dall'alto dei cieli. Tra poco sarebbe passato a prenderlo.

«Non parlerò di niente a nessuno, te lo giuro. E grazie!» Un grande sorriso dischiuse le sue labbra dal rossetto acceso. Gli scoccò un bacio sulla guancia e schizzò via.

Lui sentì la pelle bruciargli come se lo avesse marchiato a fuoco. Aveva passato gli ultimi giorni a pensare a lei, così pallida, debole e immobile, e provava il disperato impulso di aiutarla. Non era riuscito a fare niente di più che darle da bere il suo sangue e... desiderarla. E la desiderava ancora.

Però avrebbe aspettato la fine dei giochi per portarla a letto. In quel momento doveva rimanere forte e non poteva correre il rischio di perdere una sfida, neanche in camera da letto.

Una volta che il benessere di Kaia non fosse più dipeso da lui, niente avrebbe potuto tenerlo lontano da quelle microscopiche mutandine. Doveva assolutamente possederla, assaporarla e sentirla gridare il suo nome. E non una volta sola, come pensava prima.

La guardò gettarsi tra le braccia di Amun, che appariva stanco e tirato, ma anche felice di vederla, mentre la faceva volteggiare intorno a sé. Gideon, custode del demone della Menzogna, l'afferrò e la strinse in un abbraccio impetuoso. Lei gettò indietro la testa e scoppiò a ridere, poi gli scompigliò i capelli tinti d'azzurro e gli tirò il piercing al sopracciglio. Com'era spensierata e disinibita!

Mia, pensò cupo. È mia.



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