Di Luca Danilo - 2016 - Bestie da vittoria by Di Luca Danilo

Di Luca Danilo - 2016 - Bestie da vittoria by Di Luca Danilo

autore:Di Luca Danilo
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Biography & Autobiography, Sports
ISBN: 9788858515174
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2016-04-25T22:00:00+00:00


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La tempesta di Oil for Drugs raffredda i miei rapporti con la Saeco. Nel 2005 nasce una nuova squadra, la Liquigas-Bianchi. La proprietà è una società bresciana che distribuisce GPL e investe per avere un ritorno pubblicitario. Uno dei DS è Roberto Damiani. È stato lui a darmi il nome di battaglia, “il killer”. Si dice che un ciclista senza nome è un ciclista senza ombra.

Nel ’97 ero con la Nazionale a correre il Giro del Belgio. Alla terza tappa Bossoni era davanti in fuga, io dietro di 10 secondi con un piccolo gruppo di altri corridori. A 5 chilometri dall’arrivo c’era uno strappo e poi una discesa, il mio pane. Stavo bene ma non potevo riprendere Bossoni perché era un mio compagno, rischiavo di portarmi dietro qualcuno e bruciare tutto il suo lavoro e il risultato della squadra. Mi sono voltato e ho guardato l’ammiraglia della Nazionale, al volante c’era Damiani.

«Posso andare?»

Lui ha tirato fuori una mano dal finestrino e ha alzato l’indice in segno di uno, voleva dire che potevo andare solo se fossi partito da solo.

Dovevo essere così forte da poter fare un’azione rapida, potente e continuativa, dovevo sorprendere tutti e sbaragliarli. Ho aspettato di arrivare quasi in cima allo strappo e prima che gli altri potessero respirare sono scattato, ho sgommato e ho staccato tutti. In duecento metri ho ripreso Bossoni, siamo arrivati al traguardo in due. Poco prima della riga ho rallentato e l’ho fatto vincere. Avevo già avuto quello che volevo, potevo lasciargli la vittoria.

All’arrivo Damiani mi è venuto vicino: «Sei un killer. Se dici una cosa la fai».

Da allora abbiamo un rapporto di fiducia.

Mi vuole fortissimamente alla Liquigas. La proprietà investe molto, vuole vincere da subito e imporre il marchio. Fa una campagna acquisti aggressiva, mette su uno squadrone: oltre a me ci sono Garzelli, Pellizzotti e Cioni.

Sulla carta i capitani siamo io e Garzelli.

Nei primi tre anni da professionista, quando correvo con la Cantina Tollo, mi sentivo tra i più forti. In Saeco invece ho sempre pensato di poter fare di più, volevo vincere le grandi classiche, non ci riuscivo e mi dicevo: “Porca puttana, mi manca qualcosa. Vado forte ma non vinco quello che voglio”.

Nel 2005 sono pronto. Mi prendo la responsabilità del mio talento e affronto la paura di non valere quanto credo di valere. Accetto il rischio di fallire.

Per la prima volta comincio a seguire le tabelle di Sandro alla lettera, lo ascolto, mi affido a lui. Qualcosa si sblocca e sboccio.

Inizia la stagione, come obiettivo ho le classiche, Amstel, Freccia, Liegi e Giro di Lombardia.

Arrivo al Giro dei Paesi Baschi, una delle più importanti corse spagnole. È una gara di cinque giorni che si corre sempre ad aprile, due settimane dopo la Milano-Sanremo e dieci giorni prima delle Ardenne. Ci sono tutti i più forti, è un test per vedere a che punto sei della preparazione. Ogni giorno si fanno almeno 7 salite, è solo per scalatori. Nel 2000 ero arrivato secondo, avevo vinto una tappa e avevo perso il Giro per 5 secondi da Klöden alla cronoscalata.



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