Diario di uno scrittore by Diario di uno scrittore

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autore:Diario di uno scrittore
La lingua: eng
Format: epub


distrutte. Una disgraziata madre, salvatasi per miracolo, erra impazzita tra le rovine del suo villaggio. Quando la s'interroga ella non risponde come tutti, ma appoggia una mano alla guancia

e si mette a cantare una nenia a rime improvvisate nella quale narra della sua casa, della famiglia, dei suoi sei figli e dei suoi nipotini.

Ecco che vengono i carnefici, bruciano sotto un muro il suo vecchio, scannano i suoi figli, violentano una delle bambine, portano via l'altra, bellissima, e squartano i piccini. Lei ha visto tutto questo con i suoi occhi e ha udito le grida dei torturati.

– Già, l'ho letto anch'io – disse il mio strano amico – è veramente meraviglioso: tutto in versi!

A proposito, avete notato, che la nostra critica, anche se loda qualche poesia, ha l'aria di considerare i versi come un passatempo? È assai interessante la genesi di un poema epico quando se ne scrutano i principî elementari, come nel caso della vecchia. È arte pura e schietta.

– Bè, non fate finta di scherzare, ora. Mi sono accorto che voi non amate parlare della questione d'Oriente.

– Come no? Ho dato anche la mia offerta. Ma, se ci tenete a saperlo, c'è qualche cosa che non

mi piace nella faccenda.

– Che cosa?

– Troppo sentimentalismo...

– Via, via, sono certo...

– Non continuate, avete ragione. Del resto io ho fatto il mio versamento al principio dell'affare.

Vedete, la questione orientale era sinora, per così dire, unicamente una questione d'amore fraterno e i suoi padrini erano gli slavofili. Io però temevo che quando si fosse venuti al dunque noi ci saremmo tirati indietro. Ma ora non ho più di questi timori. Il sangue russo è già stato versato e il sangue versato unisce e lega.

– Ma voi credevate davvero che noi non avremmo fatto niente?

– Mea culpa, l'ho creduto. Sapete che perfino qui, a Ems, sono giunte voci da Belgrado secondo

le quali si muovevano rimproveri alla Russia. Lessi io stesso nel «Temps» e nei «Debats» che a

Belgrado, dopo l'invasione dei turchi, si gridava: «Abbasso Cernàiev!». Qualcuno, è vero, afferma

che è falso e che i Serbi adorano la Russia e attendono molto da Cernàiev. Può darsi che le due

cose siano vere entrambe ed è comprensibile; perchè il popolo serbo è giovane, non sa fare la guerra, non ha soldati ed è troppo generoso e niente pratico. Cernàiev ha dovuto creare un esercito, laggiù, e i serbi non possono capire cosa voglia dire creare un esercito in quelle condizioni e in così poco tempo; lo capiranno più tardi quando gli eventi saranno maturati. Il popolo russo è intervenuto a favore dei suoi fratelli d'Oriente e non s'è fatto parola di annessione; non s'è parlato che dell'«opera ortodossa» e i nostri russi non hanno rifiutato nè il loro danaro nè la loro pelle. Notate questa formula, l'«opera ortodossa», essa ha la sua importanza e sembra dover impegnare il nostro avvenire. Non si può prendersela con l'Europa se essa crede che noi ci

accaparriamo dei territori, perchè essa non saprebbe fare diversamente. Ma ecco che stiamo per

urtarci con l'Europa per la quale la Russia non è che motivo di continua meraviglia. Sì, la Russia non ha mai parlato tanto chiaramente come ora e non attraverso qualche comitato slavofilo, ma

per bocca di tutto il popolo che non ha pronunciato parole altisonanti, ma schiette e fraterne.

Ed è questo, lo confesso, che mi ha sbalordito: non potevo immaginare che noi ci potessimo

improvvisamente trovare tutti d'accordo, eppure è così. Sì, c'è il racconto della madre bulgara, ma questa volta s'è fatta avanti la Madre Russia che adotta i suoi nuovi figli. Figli, sì; la Russia è la madre di tutti i popoli slavi e guai se non lo fosse. E se altri figli oggi non capiscono e protestano, la madre deve essere indulgente ed amarli allo stesso modo. Sapete che questa è una estate storica? Per la coscienza russa questa estate è una epopea.

Post scriptum. «Il popolo russo è talvolta inverosimile! » – queste parolette le ho udite anche

quest'estate e chi le diceva aveva l'aria di essere profondamente stupito per gli avvenimenti accaduti. Ma che cosa è avvenuto di così nuovo che non abbia sempre abitato nei cuori russi?

È sorta prima di tutto un'idea nazionale che poi si è nobilitata in fraterno amore per i fratelli

oppressi. Poi c'è stata la formula «l'idea ortodossa». Ed è vero che qui c'è qualche cosa di sorprendente, perchè è meraviglioso che il popolo non abbia dimenticato l'idea ortodossa durante due secoli di barbarie, di ignoranza e di corruzione; e anche di giudaismo e di vodka.

Altrettanto meravigliosa l'unione per la causa ortodossa di quella «intellighenzia» che noi credevamo avuta dal popolo; meravigliosa infine l'unanimità di sentimenti della stampa.

La vecchierella versa il suo copeco per la causa, il giornalista trasmette questa notizia al suo

giornale con sincerissima pietà e voi sentite che anch'egli aderisce con tutto il cuore alla causa. Lo sentite leggendo il suo articolo. Forse anche i nostri atei hanno capito che cosa sia l'ortodossia per il popolo; hanno capito che non si tratta di rito nè di pratiche esteriori nè di fanatismo religioso (come l'Europa ha cominciato a insinuare) ma che è un processo di umana evoluzione

che nasce dal Cristo e nel Cristo si prosegue e si compie. I liberali, gli scettici, i socialisti, gli anarchici si sono d'un tratto rivelati patrioti russi. Forse lo erano sempre stati e noi non ce ne eravamo accorti. I veri russi sono assai più numerosi di quanto si potesse credere. E che cosa ha

unito questa gente così disparata, che cosa ha loro dimostrato che la loro disunione era apparente? Ecco il miracolo: l'idea slava ha cessato di essere solamente slavofila e si è visibilmente manifestata nella coscienza russa.

Ma che cos'è dunque questa idea slava nel significato alto? Ebbene è chiaro: prima di qualsiasi

considerazione storica o politica si tratta di un'idea d'amore e di sacrificio per il bene dei fratelli, il volontario intervento del più forte a proteggere i più deboli per renderli liberi e farli partecipi di quella grande unione degli slavi la quale deve servire l'umanità intera e difendere gli oppressi di tutto il mondo. E non si tratta di una teoria, ma di uno slancio fraterno che può giungere alla rottura con l'Europa.

S'è detto che fa meraviglia che il popolo russo non abbia dimenticato l'ortodossia in duecento

anni di schiavitù e di vergogna...

Schiacciato dalla Tua croce

umile come uno schiavo

o Re del Cielo, la terra natale

tu hai percorso benedicendo...

Anche il popolo russo è stato oppresso dalla sua croce ed è perciò che non ha dimenticato la

causa ortodossa e i fratelli che soffrono. Ogni alto ideale che conduce all'unione è una felicità per le nazioni. Questa felicità ci ha visitato. La società colta e il popolo hanno ugualmente capito il loro dovere di slavi. L'Europa se ne è accorta e segue con inquietudine il nostro movimento. Una

coscienza politica da parte del nostro popolo è per lei un fatto assai nuovo; essa subodora qualche cosa di insolito. Le voci sul disfacimento politico e sociale della Russia sono state violentemente smentite dai fatti. Si è dimostrato ancora una volta che i russi sanno unirsi quando l'ora suona. Sì, molti pareri debbono cambiare perchè questo movimento nazionale russo dimostra una maturità

che merita stima.

Gli ufficiali russi vanno a morire in Serbia e gli arruolamenti nell'esercito di Cernàiev sono in

continuo aumento. Si tratta, dicono alcuni, di gente che in patria non sa più dove dare il capo, opportunisti e avventurieri; ma sono semplici malignità; non ci sono vantaggi pratici da cercare

in Serbia. Noi leggiamo ad ogni modo che essi si battono e muoiono magnificamente e che sono

essi che costituiscono la pietra angolare del giovane esercito di Cernàiev. Essi glorificano in Europa il nome russo e cementano con il loro sangue la nostra unione con i fratelli slavi. Questo

sangue fiorirà.

Si vede oggi stagliarsi sugli avvenimenti la calma figura russa del generale Cernàiev. Le sue

operazioni hanno avuto varia fortuna ma si sono risolte a suo vantaggio. Egli ha creato l'esercito serbo e in Serbia ha rischiato la sua passata gloria militare, perchè agli inizi ebbe un posto subalterno e soltanto da poco è stato nominato capo supremo delle Forze armate russe nei Balcani. L'esercito con cui ha iniziato la guerra era impreparato, male addestrato, composto di



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