Dizionario Filosofico by Voltaire

Dizionario Filosofico by Voltaire

autore:Voltaire
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Acrobat PDFWriter 4.0 for Windows
pubblicato: 2001-01-17T05:00:00+00:00


Dizionario Filosofico

82 Due anni dopo anche il re d'Egitto fa un sogno: il suo coppiere gli dice che c'è un giovane ebreo in prigione, che è il primo al mondo a interpretare i sogni: il re fa venire in sua presenza il giovane, che gli predice sette anni d'abbondanza e sette anni di carestia. Interrompiamo per un poco il racconto, per notare quanto straordinariamente antica sia l'arte d'interpretare i sogni. Giacobbe aveva visto in sogno la scala misteriosa in cima alla quale stava Dio stesso. E imparò in sogno il metodo per moltiplicare le sue greggi: metodo che riuscì solo a lui. Lo stesso Giuseppe aveva saputo da un sogno che un giorno avrebbe dominato sui suoi fratelli. E, molto tempo prima, Abimelec: era stato avvertito in sogno che Sara era moglie di Abramo. Ritorniamo a Giuseppe. Non appena ebbe spiegato il sogno al Faraone, divenne primo ministro. Dubitiamo che oggi si possa trovare un re, anche in Asia, che regali una tale carica per l'interpretazione di un sogno. Il Faraone fece sposare a Giuseppe una figlia di Putifar; si dice che questo Putifar fosse un gran sacerdote di Eliopolis: non era dunque l'eunuco, suo primo padrone; o, se era lui, aveva certamente anche un altro titolo oltre a quello di gran sacerdote, e sua moglie era stata madre più di una volta. Frattanto, come Giuseppe aveva previsto, sopravvenne la carestia, e Giuseppe, per meritare le buone grazie del suo re, obbligò tutto il popolo a vendere le sue terre al Faraone. L'intera nazione si fece schiava per avere del grano: fu questa, a quanto pare, l'origine del potere dispotico. Bisogna ammettere che mai re fece migliore affare; ma anche il popolo non doveva certo benedire il primo ministro. Infine, anche il padre e i fratelli di Giuseppe ebbero bisogno di grano, perché «la carestia desolava allora tutta la terra». Non vale la pena di raccontare qui come Giuseppe accolse i suoi fratelli, come li perdonò e li arricchì. Si trova in questa storia tutto ciò che costituisce un poema epico interessante: esposizione, nodo drammatico, riconoscimento, peripezia e meraviglioso. Nulla reca meglio il marchio del genio orientale. Quel che rispose il buon Giacobbe, padre di Giuseppe, al Faraone, deve ben colpire coloro che sanno leggere: «Quanti anni hai?» gli chiese il re. «Centotrenta,» rispose il vecchio, «e in questo breve pellegrinaggio non ho mai avuto un giorno felice.» GIUSTO (DEL) E DELL'INGIUSTO Chi ci ha dato il sentimento del giusto e dell'ingiusto? Dio, che ci ha fornito di un cervello e di un cuore. Ma quand'è che la ragione ci illumina sul vizio e la virtù? Quando ci insegna che due più due fanno quattro. Non c'è conoscenza innata, per la stessa ragione per cui non c'è albero che sorga dalla terra già carico di foglie e di frutti. Niente è, come si dice, innato, ossia nato sviluppato; ma, ripetiamo ancora, Dio ci fa nascere con organi i quali, man mano che si sviluppano, ci fanno sentire tutto ciò che la nostra specie deve sentire per la conservazione di se stessa.



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