Dove non batte il sole by Carmelo Sardo

Dove non batte il sole by Carmelo Sardo

autore:Carmelo Sardo [Sardo, Carmelo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Damiano Damiani; Cosa Nostra;, Fiction, Mafia; fine pena mai; ergastolo ostativo; omicidio; condanna; Giovanni Falcone; Paolo Borsellino; pentiti di Mafia; collaborazionismo; ritorsioni; vendette; Rammusa; Sicilia; colpevolezza; Leonardo Sciascia
ISBN: 9788869348174
Google: jIyFzwEACAAJ
editore: Bibliotheka
pubblicato: 2022-12-15T10:05:20+00:00


Il patto scellerato

Ubaldo Sparviero aveva rifiutato interviste televisive, per niente soddisfatto di come erano andate le cose. Non lo avrebbe mai ammesso, ma capiva che la condanna di Stefano, e l’assoluzione di don Tano, rappresentavano per lui un insuccesso. Per quanto fosse consapevole che quel ragazzo meritava comunque di essere condannato, anche a Sparviero la condanna all’ergastolo, per di più con l’aggravante dell’ostatività, gli era sembrata una punizione eccessiva. Si era convinto che con quelle dichiarazioni Stefano si era scavato la fossa: si capiva bene, e si vedeva pure, che al presidente della Corte non era per niente piaciuto. Quel giudice aveva fama di non amare imputati che, anziché presentarsi davanti alla Giustizia con umiltà a riconoscere i propri sbagli, si ergevano a eroi di cartone, come a emulare protagonisti cinematografici, o boss carismatici del passato. Sparviero era certo che con quella sentenza il presidente aveva voluto punire Stefano anche per questo, oltre alle sue evidenti colpe che, per quanto gravi, in cuor suo non meritavano la condanna a vita. Non vedeva l’ora di leggere le motivazioni Sparviero, ma ragionandoci sopra, lui che comunque conosceva il diritto, sapeva che quel verdetto era figlio di leggi sull’ordinamento penitenziario che le stragi di mafia contro giudici e poliziotti e carabinieri, avevano spinto il parlamento a inasprire. Sapeva bene Sparviero che l’ostatività, quel 4-bis che i giudici infliggevano ai mafiosi, era stato voluto dopo le bombe di cosa nostra. Lo Stato, colpito al cuore, doveva reagire di fronte al paese sgomento. E così, nell’estate del 1992, dopo altre morti eccellenti, tirò fuori quest’aggravante da comminare a chi si fosse macchiato di reati di mafia, o di terrorismo, e non avesse deciso di collaborare con la giustizia. E nulla importa se uno abbia premuto il grilletto, o abbia fatto da palo in una strage: non fa più differenza per il Codice penale: era uno di loro, c’era, e questo basta alla Giustizia per infliggere le condanne più dure, il fine pena mai. Tu non collabori? E allora marcisci in galera, per tutta la vita, senza alcun beneficio, neppure se diventi un detenuto modello. Niente permessi, men che meno semilibertà: fine pena “31 dicembre 9999”: così è riportato nella scheda-matricola dei detenuti a cui viene inflitto l’ergastolo ostativo. Quando non c’erano i computer e nei registri si scriveva a mano, con la penna, accanto alla dicitura “fine pena…” si aggiungeva “mai” nel caso di ergastolo; ma era l’ergastolo antico, quello che veniva poi superato dalla buona condotta, dai condoni, dagli sconti di pena, e finiva che dopo dodici, quindici anni, si cominciava a godere dei benefici di legge, e chiunque usciva. Con il quattro bis: o collabori, o esci dalla cella solo dentro a una bara. Sparviero ragionava su queste equazioni ed era certo che Stefano non conoscesse le regole, nonostante studiasse Giurisprudenza: non poteva saperle, pensava, perché altrimenti non avrebbe salvato il boss. E se invece ne fosse perfettamente consapevole, “perché mai – si chiedeva – aveva deciso di rovinarsi la vita così giovane?”

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