Elogio del pomodoro by pietro citati
autore:pietro citati [citati, pietro]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: archivio ladri di biblioteche
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00
035 Le follie italiane
Tra le molte illusioni degli uomini moderni, la più diffusa è che la storia abbia
un senso e una direzione. Ma «il cammino della storia non è» diceva Musil
«quello di una palla da biliardo che, una volta partita, segue una certa traiettoria.
Esso somiglia al cammino dâuna nuvola, a quello di chi va bighellonando per le
strade, e qui è sviato da unâombra, là da un gruppo di persone, o da uno strano
taglio di facciate, e infine giunge in un luogo che non conosceva e dove non
desiderava andare». Abbiamo centinaia di migliaia di piccoli fatti: tragici,
divertenti o paradossali. Nessuno somiglia allâaltro: ognuno ha relazione con gli
altri: ognuno è prodotto da miliardi di cause e ha miliardi di conseguenze; e questi
fatti sono raccontati da infiniti testimoni, ciascuno dei quali ne dà una versione
completamente diversa.
Gli storici dovrebbero perdersi innamorati e incantati in queste minuzie di
eventi, di riflessioni, di echi, raccontando riflessi di riflessi, echi di echi, e
rievocando tutte le immaginazioni che gli uomini tessono intorno a fatti per metÃ
immaginari. Invece, come diceva Tolstoj, molti storici hanno la mentalità di un
generale prussiano. Scelgono un fatto, e poi un altro remotissimo dal primo: tra i
due fatti tracciano una linea: questa linea non è affatto più razionale della strada
percorsa dalla nuvola o dal viandante bighellone di Musil; eppure essi pretendono
che sia la linea, anzi la freccia della storia.
Qualche volta, gli storici riescono a dimostrarci che la storia, come essi la
raccontano, ha qualche rapporto con gli eventi vissuti dagli uomini. Nella storia di
certi popoli, come in quella moderna della Gran Bretagna, lâelemento follia, o
irrazionalità , o caso, o capriccio, è meno visibile. Lo storico prende una carta
geografica: vi indica città , paesi, villaggi: traccia movimenti di popolazioni,
ricorda quanto carbone è stato estratto in un luogo, quanto grano coltivato
nellâaltro, quale è stato il movimento delle merci in un porto; insegue il gioco
delle opinioni, le lotte di classe, le vittorie e le sconfitte, i lenti o veloci
spostamenti della società . Alla fine, siamo quasi persuasi che la storia obbedisce a
un ordine, i bighelloni o le nuvole di Musil sono scomparsi o sono stati
irreggimentati nellâordine, che lo storico ci racconta.
Se prendiamo la storia della Francia, ecco le cose cambiare. Nei grandi
movimenti, che hanno fatto dei francesi il cuore e il modello della storia europea,
dove è possibile scorgere una qualche necessità ? Câè soltanto il desiderio di un
popolo, meravigliosamente immaginoso e chiacchierone, di trasformare la storia
in teatro. Tutti diventano protagonisti: tutti salgono sulla scena: lassù si parla, si
declama, si recita, si fa festa, si tagliano teste: si inventa la repubblica o lâimpero,
come fossero mode di cappelli per signora: altri attori sostituiscono i primi attori,
con nuovi discorsi, declamazioni e tagli di teste; e questo movimento di ombre
canore si propaga lontanissimo, fino in Germania, in Italia e in Russia, dove viene
preso sul serio e puntigliosamente imitato.
Se la follia francese dellâOttocento ci appare grandiosa, atroce e frivola, la
follia che negli ultimi novantâanni ha imperversato nella storia italiana è farsesca,
triviale e sinistra. Nessuno storico può raccontare questi eventi: essi appartengono
agli spettacoli dâarte varia, come il tango, il cha cha cha e il sollevamento pesi.
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