Ero roccia ora sono montagna by Nasim Eshqi & Francesca Borghetti

Ero roccia ora sono montagna by Nasim Eshqi & Francesca Borghetti

autore:Nasim Eshqi & Francesca Borghetti [Eshqi, Nasim & Borghetti, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2024-01-29T23:00:00+00:00


LA MIA PICCOLA EREDE

Al termine del mio viaggio in India, venne il momento di rientrare in Iran e per un certo periodo tornai a vivere a casa di mia madre, poiché la sua famiglia d’origine faceva pressioni chiedendole conto della mia vita solitaria.

Mio fratello maggiore continuava a essere un problema. Aveva ottenuto un posto di lavoro di alto livello in una banca in cui alle donne era imposto il chador nero e si era perfettamente allineato all’ideologia imposta dalla Repubblica islamica. Il cocco di mamma incarnava, senza dubbio, il meglio di ciò che si poteva volere da un figlio: un uomo inserito nel sistema, capace di fare soldi, comprare auto costose e dare lustro alla famiglia. La tensione tra di noi, per lo più latente, esplodeva ogni volta che lui incappava nel mio equipaggiamento da arrampicata: «Sempre tra i piedi!» sbottava. La gran quantità di moschettoni, attrezzi, scarpette e zaini, seppur tenuta con ordine e cura, gli ricordava il disordine polveroso dei cantieri edili ed era un promemoria costante del fatto che non mi fossi piegata alla mentalità del regime, che combattevo sulle montagne e in famiglia.

Mia madre era una donna tranquilla e anche se io, con il mio spirito ribelle, la esasperavo cercavamo di trovare un modo di convivere in pace. Lei, da parte sua, non riusciva a capire perché trovassi così difficile obbedire a mio fratello. La convivenza forzata era complicata, ma avevo il carattere di una combattente e questo mi rendeva ogni giorno più forte.

La tensione in famiglia, però, non riguardava solo il mio difficile rapporto con mio fratello e talvolta si manifestava anche intorno a mia sorella Solmaz, che stava completando gli studi e che io avevo incoraggiato ad arrampicare, portandola con me in palestra.

Proprio come le altre ragazze che prendevano lezione da me, anche la mia amata sorellina si portava dietro da tempo, probabilmente dal divorzio dei nostri genitori, una grande insicurezza. Per non parlare dei danni che le aveva inflitto il sistema.

Sapevo che la miglior cura per rafforzare la sua autostima era farle affrontare una parete verticale. Solmaz era molto agile ed elastica, ed entusiasta all’idea di mettersi alla prova. Allora non potevo immaginarlo, ma il giorno in cui la portai per la prima volta in palestra sarebbe stato molto importante per lei: negli anni a venire avrebbe gareggiato e vinto competizioni femminili indoor di livello internazionale.

La mia famiglia, invece, temeva che le avrei fatto imboccare la strada della perdizione. Non volevano che la portassi con me ad arrampicare all’aperto, non volevano che anche lei perdesse la testa per la montagna. Solmaz, tuttavia, pur accompagnandomi talvolta in montagna, continuò a preferire la palestra, dunque la faccenda finì lì.



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