Eva e Claretta by Arrigo Petacco

Eva e Claretta by Arrigo Petacco

autore:Arrigo Petacco
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852029424
editore: Mondadori
pubblicato: 2013-01-13T05:00:00+00:00


XVI L’INDISCUSSA PADRONA DEL BERGHOF

Mutti Franziska, a differenza di mamma Giuseppina, non era una insopportabile impicciona e Fritz Braun non era un genitore sbiadito e accomodante come il professor Francesco Saverio Petacci. La mamma di Eva si era certo compiaciuta che sua figlia frequentasse personaggi importanti, ma niente di più, mentre papà Fritz si era opposto severamente fin dagli inizi alla relazione di Eva con «quel vagabondo austriaco senza arte né parte». Aveva poi minacciato la figlia di chiuderla in convento e aveva persino scritto una letteraccia al Führer accusandolo di macchiare l’onorabilità della sua rispettabile famiglia.

In seguito, naturalmente, le cose erano cambiate: Franziska, lusingata dai cavallereschi baciamano del Führer, si era felicemente arresa; suo marito invece era ancora decisamente contrario: quando la rivista cecoslovacca aveva pubblicato la foto di Eva indicandola come l’amante di Hitler, lui, dopo un violento alterco, aveva cacciato la figlia giurando che non le avrebbe mai più permesso di rimettere piede in casa sua. Ma col passare degli anni si era alfine adeguato e persino iscritto al partito. «Come potevo non diventare nazista,» dirà a sua discolpa «quando tutti i tedeschi lo erano e applaudivano il Führer che aveva liberato l’Austria, la Cecoslovacchia, Danzica e poi conquistato Varsavia, Oslo e Parigi?»

Si iscrisse al partito nazista nel 1940, ma ricevette la «tessera verde» n. 1488, che lo collocava fra i veterani della rivoluzione, e questo immeritato privilegio gli comportò la promozione a maggiore della riserva e la direzione di un ospedale militare dove operò per tutta la guerra. Negò invece di avere mai soggiornato al Berghof, che sua moglie e le altre figlie frequentarono assiduamente, e anche di avere ricevuto favori personali da Hitler, tranne un orologio d’oro per il suo sessantacinquesimo compleanno.

L’eliminazione dell’opposizione del padre rincuorò certamente Eva, che ora regnava come l’indiscussa padrona del Berghof. Il personale la chiamava Chefin, «moglie del capo», e il «capo», a mano a mano che le vicende della guerra peggioravano, cercava sempre più spesso rifugio fra le sue braccia.

Ma che tipo di coppia erano nei loro momenti intimi? L’interrogativo continua a incuriosire perché è rimasto coperto dal segreto. Hitler infatti non si confidò mai con nessuno ed Eva era estremamente riservata. Al contrario di Claretta, che registrava orgogliosamente gli assalti del suo focoso amante, lei non ne accennava mai nelle sue lettere e non ne parlava neppure con le sorelle. I loro rapporti erano comunque perfettamente normali, pur tenendo conto che Hitler non era uno schiavo del sesso come il suo collega italiano ed era sempre assorbito da problemi meno frivoli e più prosaici.

Col passare degli anni, la Chefin del Berghof aveva anche cambiato carattere. «Non riconoscevo più mia sorella» scriverà Ilse Braun. «Era diventata tirannica, arrogante e senza tatto nei confronti della famiglia. Vivere accanto al Führer l’aveva resa egoista, presuntuosa e persino crudele: distribuiva i suoi abiti usati come una regina…»

In una lettera a Ilse, che era sempre a corto di denaro, Eva aveva promesso alla sorella di mandarle dieci marchi al mese. Dieci marchi: una



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