Favole portafortuna per tifosi juventini da 0 a 99 anni by Emilio Targia

Favole portafortuna per tifosi juventini da 0 a 99 anni by Emilio Targia

autore:Emilio Targia [Targia, Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Per la Juve, nel 1975 è pronto per tornare a casa. Gioca titolare in alcuni incontri di Coppa Italia e in occasione della gara di ritorno del primo turno di Coppa dei Campioni 1977-78 contro l’Omonia Nicosia. In panchina con la maglia numero 12 sulle spalle ci va per 113 volte, mentre Zoff in quattro anni non salta un match. Manco a dirlo. Quando è troppa, l’attesa può giocare brutti scherzi, e quando esordisce in campionato all’ultima giornata del campionato 1978-79 in Juventus-Avellino, subentrando al mito coi bianconeri in vantaggio 2-0, il destino si accanisce contro di lui.

La Juve segna il terzo gol, poi tira i remi in barca. Quel calo di concentrazione della squadra, insieme alla terribile emozione che attanaglia i riflessi di Alessandrelli come fosse un ragazzino della Primavera, consente il pareggio degli avversari. Non se lo meritava, ma non è da quei particolari che si giudica un giocatore. Alessandrelli cambia aria e va a difendere i pali dell’Atalanta, dove dopo così tanto attendere può finalmente «volare» con più costanza, ed esibire il proprio talento senza le trappole dell’emozione. Perché giocare in porta è e resta una cosa meravigliosa.

Massimo Piloni, anconetano dal fisico imponente, cresce nelle Giovanili bianconere, e nel 1967, in occasione della tradizionale partitella Juve A-Juve B a Villar Perosa di inizio stagione, stupisce tutti con una prestazione superba. Juventino nell’anima, dopo essersi fatto le ossa in provincia torna a casa Juve nella stagione 1970-71, come riserva di Tancredi. Nei mille impegni anche europei di Madama gioca alla fine piuttosto spesso, e in Coppa delle Fiere, nella semifinale di andata a Colonia, offre una prestazione memorabile.

Dietro a Carmignani titolare, nel 1972 contribuisce allo scudetto bianconero, disputando le ultime 5 gare di campionato. Sente profumo di maglia numero 1. Poi, però, arriva Zoff, e comincia un altro mestiere. Un’altra vita. A lui in panchina ne toccano tre, di anni così. Un altro portiere sarebbe impazzito. Lui invece guarda, osserva, impara. Perde un chilo ogni partita anche stando fermo in panchina, per la tensione. La coperta sulle ginocchia nei mesi invernali, la radiolina all’orecchio per sorvegliare gli altri campi. «Nella vita bisogna conoscere il proprio ruolo, e il mio era essere la riserva di Zoff.»

L’unico match che Piloni disputerà da titolare negli anni di Zoff sarà un match di Coppa Italia, il 6 febbraio 1974 contro il Cesena. Sorte bizzarra: nell’album dei calciatori della Panini, vera febbre per bambini e adulti di tutta Italia, Piloni diventa una delle figurine più rare. «Di quegli anni mi vanto. Ero sempre pronto, facevo vita da atleta.» Piloni ha voglia di giocare, e dopo tutto quel purgatorio va a difendere i pali del Pescara e lo trascina in Serie A per la prima volta nella storia. E – destino bizzarro – lì gioca 107 partite su 108. Chissà che faccia fa il numero 12 in panchina. Lui intanto senza guanti para un rigore anche al Milan. «Credo che se Zoff è stato così grande, un po’ di merito l’ho avuto anch’ io. Nessun rimpianto: io ero quel che sono stato.



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