Federico by Fabio Anselmo

Federico by Fabio Anselmo

autore:Fabio Anselmo [Anselmo, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biografia, Autobiografia, Scienze politiche, Forze dell'ordine, Diritti umani, Scienze sociali, Criminologia
ISBN: 9788860445483
Google: 51nltQEACAAJ
editore: Fandango Libri
pubblicato: 2018-09-14T22:00:00+00:00


In conclusione, la causa e modalità della morte di Federico Aldrovandi risiede in una insufficienza miocardica contrattile acuta, sostenuta da una condizione di particolare stress psico-fisico, determinante massimale stimolazione simpatica responsabile dell’incremento dell’attività cardiaca e, quindi, del suo fabbisogno di ossigeno, non adeguatamente supportato per l’indebolimento funzionale dei centri respiratori bulbari conseguente all’assunzione di eroina, ketamina ed alcool. [p. 88]

Un giro di parole per dire che è morto asfissiato per lo stress e la mancanza di ossigeno determinati da droga e alcool. Un capolavoro di equilibrismo per cercare di non cadere nel regime delle concause che, sotto il profilo tecnico-giuridico, non avrebbe certo risolto in senso favorevole agli agenti il problema della loro responsabilità sulla causazione della morte. Insomma il decesso si sarebbe determinato per lo stress psico-fisico che avrebbe aumentato a dismisura l’attività cardiaca la quale, in ultimo, non sarebbe stata adeguatamente supportata, o meglio, compensata da un maggiore afflusso di ossigeno perché la sua richiesta sarebbe rimasta insoddisfatta a causa di droga e alcool.

Immediati i sacrosanti e assolutamente ragionevoli rilievi critici che i nostri consulenti mettono prontamente nero su bianco.

In soldoni la droga sarebbe stata la sola causa dello stress mortale? La droga, parimenti, sarebbe stata la causa del mancato rifornimento di ossigeno di cui aveva disperatamente bisogno Federico? Droga più alcool?

Peccato che il ragazzo avesse in corpo, al momento della morte, una quantità di alcool che gli avrebbe persino permesso di guidare: 0,4 gl.

Peccato che la concentrazione di morfina (alias eroina) fosse del tutto minimale: 0,036ng\ml. Inoltre tale sostanza stupefacente ha un effetto pacificamente opposto all’innesco di meccanismi di stress e agitazione psico-motoria. Chi muore per overdose di eroina deve assumerne quantità di gran lunga superiori e lo fa dormendo. Entra così in coma e il cervello si “dimentica” di attivare la respirazione.

L’unica di queste sostanze che poteva in teoria determinare alterazioni comportamentali è la ketamina ma anche in questo caso è presente in una quantità più che minima (0,04 ng\ml), quando le dosi mortali devono essere superiori a 7000 ng\ml!

Ma la fragilità del costrutto dei due ct pm emerge anche di fronte alla semplice logica: due manganelli rotti, una lotta prolungata di quattro persone in ottima forma contro uno, per oltre mezz’ora, come si può sostenere che tutti questi fattori circostanziali non abbiano influito minimamente a determinare lo “stress psico-fisico” mortale di quel ragazzo?

Conclusioni fragilissime.

Ne è tanto consapevole la pm Guerra che un paio di settimane dopo, il 10 marzo, affiderà la soluzione del busillis al prof. Francesco Maria Avato, il direttore di Malaguti e Lumare.

Ma certo non potevo aspettarmi nulla di diverso, rifletto tra me e me. Quello avrebbe potuto essere per noi il colpo del ko, ma qualcosa nel frattempo è cambiato nella nostra prospettiva.

E non di poco. No, proprio non di poco.



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