Federico il Grande by Alessandro Barbero
autore:Alessandro Barbero
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
ISBN: 9788838936920
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2017-07-05T22:00:00+00:00
Capitolo undicesimo
Al tempo di Federico il Grande i re pensavano che fosse loro dovere promuovere lo sviluppo economico; non erano ancora i tempi dell’economia liberale, del laissez faire, delle borghesie che pretendono di essere lasciate in pace dal governo. Al contrario, in genere c’era pochissima fiducia nell’iniziativa privata, e i governi tendevano a regolamentare tutto e a pensare che solo in quel modo si poteva avere un’economia prospera. Federico, ovviamente, in un sistema del genere era nel suo elemento e si buttò anima e corpo nello sforzo di sviluppare un’industria in Prussia; ma lo fece a modo suo, preoccupandosi cioè dei minimi dettagli. Sono rimaste sue istruzioni sul modo migliore di allevare il baco da seta, sul metodo più economico per fabbricare lacci da scarpe e così via. Queste istruzioni venivano stampate e fatte circolare nel regno; i predicatori erano incaricati di comunicarle dal pulpito: insomma il re ficcava il naso in tutte le attività dei suoi sudditi e, ovviamente, voleva essere ubbidito. A un certo punto decise di fondare una cartiera a Berlino. A quel tempo la carta si fabbricava con gli stracci, che si facevano macerare, e un rapporto rivelò che in Prussia gli straccivendoli non raccoglievano abbastanza stracci. Allora il re si mise a pensare come fare in modo che gli straccivendoli raccogliessero più stracci e, alla fine, lasciò un promemoria: «È tutta colpa di una pessima abitudine che abbiamo qui in Prussia: le massaie usano gli stracci per accendere il fuoco. Perciò bisogna ordinare agli straccivendoli di provvedersi di combustibile e fare in modo che lo diano alle massaie in cambio dei loro stracci».
Con gli occhi di oggi un re che si occupa di queste cose è abbastanza sorprendente; e in realtà non si può dire che Federico avesse una concezione moderna dell’economia. Il suo era un approccio mercantilista, che stava già passando di moda, era stato di moda al tempo del Re Sole. Il mercantilismo, in due parole, era una teoria economica secondo cui, per garantire la prosperità di una nazione, il commercio doveva essere rigidamente regolamentato. Non si pensava che la libertà di commercio fosse vantaggiosa per tutti; il commercio era visto come uno scambio in cui uno guadagna e l’altro perde, e quindi un governo saggio doveva regolarsi di conseguenza. L’esportazione andava benissimo per procurare valuta pregiata, però, per esempio, non bisognava esportare materie prime, come la lana, perché così si aiutavano le industrie straniere. L’importazione era considerata un pericolo, una debolezza per lo Stato: non bisognava importare nulla, ma piuttosto sforzarsi di fabbricare nel paese tutto quello di cui c’era bisogno. Se non era economico pazienza, si tenevano in vita le industrie a forza di protezioni doganali e di sovvenzioni statali. Ora, già al tempo di Federico queste idee cominciavano a sembrare antiquate, erano criticate dai nuovi economisti: ci sono economisti del Settecento che additano proprio la Prussia come esempio di un paese che ha una politica economica completamente sbagliata. Ma Federico non era uno che cambiava idea facilmente e continuò per tutta la vita a praticare questi princìpi.
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