Finalmente la riforma della RAI! by Angelo Guglielmi & Stefano Balassone

Finalmente la riforma della RAI! by Angelo Guglielmi & Stefano Balassone

autore:Angelo Guglielmi & Stefano Balassone [Guglielmi, Angelo & Balassone, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Francia

Il monopolio pubblico della radio arriva in Francia solo nel secondo dopoguerra. A conflitto ancora in corso, nella Francia occupata convivevano un’emittente pubblica e alcune private (sovvenzionate parzialmente dal governo di Vichy). Tanto bastò perché nel 1945 de Gaulle le levasse di mezzo istituendo il monopolio pubblico della RDF (Radiodiffusion Française), organo “di stato” posto sotto il controllo del governo (dell’indipendenza della BBC qui non c’era traccia).

Con l’arrivo della TV, nel 1949, subentrò RTF (Radiodiffusion-Télévision Française), con un canale finanziato dal canone (ma intanto, dal lato della radiofonia, la Francia già subiva le incursioni delle radio private “pirata” che agendo da Monaco e Lussemburgo spremevano pubblicità dal mercato francese).

La Quinta Repubblica, con il ritorno di de Gaulle nel 1958 e il presidenzialismo, rafforzò ulteriormente il controllo sulla radiotelevisione pubblica, anche per bilanciare l’informazione, considerata non amica, della carta stampata.

Nel dicembre del 1963 nasce il secondo canale e nel 1968 arriva la pubblicità. Ma con gli anni settanta il sistema Francia percepisce la situazione nuova che, a trent’anni dalla fine della guerra, ha sconvolto gli assetti sociali, culturali e industriali del paese e inizia una marcia se pur lenta di totale ripensamento del suo sistema radiotelevisivo.

Nel 1972 è la volta del terzo canale pubblico, a vocazione regionale. Da lì in poi i cambiamenti si susseguono: nel 1974 il monopolio pubblico fu diviso in società autonome, una per ciascuna delle 3 emittenti televisive (TF1, Antenne 2, France 3), evidentemente per avere un po’ di concorrenza dentro il monopolio. Poi arriva Mitterand, che nel 1982 consente ai “privati” la radiofonia e la pay TV (che prese il nome di Canal+) e insieme vara il plan câble per ampliare, sfuggendo alle ristrettezze dell’etere, le possibilità di offerta. E nel 1985 il colpo grosso, per emarginare la TV pubblica che restava uno storico feudo gollista: la concessione a Berlusconi del canale La Cinq e a una cordata di pubblicitari e produttori cinematografici, fra cui Gaumont. Ma poco dopo, nel 1987, i gollisti giunti al governo in coabitazione con la presidenza Mitterand si sbarazzano di Berlusconi costringendolo a cedere La Cinq alla TV pubblica, e fanno il passo più grosso privatizzando TV1, assegnata a un gruppo di imprese condotte da Bouygues, che veniva dall’edilizia. TV6 fece un salto di scala e, da rete musicale che era, fu orientata al generalismo in chiave di innovazione (un po’ come tentava proprio allora in Inghilterra anche la pubblica Channel 4), passando al controllo di un gruppo lionese.1 Intanto La Cinq, divenuta pubblica, si caratterizzava come rete culturale, tant’è che oggi garantisce il passaggio terrestre tanto ai programmi di ARTE (nato da un accordo bilaterale tra Francia e Germania) che a La Cinquieme, altro marchio pubblico, specializzato nel genere documentario.

L’evento più significativo degli ultimi anni risale al 2009, quando Sarkozy elimina la pubblicità dalla TV pubblica compensandola con il gettito di una tassa sulla pubblicità (dall’1 al 3% per chi fattura più di 11 milioni di euro). Nel contempo viene messa nelle mani del presidente della Repubblica la nomina del presidente del Consiglio superiore che sovrintende all’attività delle TV pubbliche.



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