Fine del diritto? by Pietro Rossi

Fine del diritto? by Pietro Rossi

autore:Pietro, Rossi [Rossi, Pietro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diritto, Prismi
ISBN: 9788815143020
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


1. Un recente volume, già nel titolo dedicato alla «Metamorfosi del diritto», inizia ponendo le seguenti domande: «Quale posto occupa il diritto nel mondo contemporaneo? È ancora lo strumento di elezione per organizzare la realtà sociale e le relazioni tra uomini e popoli? Se lo è, con quali limiti, quanto sono mutati questi limiti dal suo tradizionale uso moderno? E per quali ragioni?»[1]. Ebbene, noi crediamo che la domanda sulla fine del diritto alluda proprio a questa problematica: in una parola, se il diritto stia nella nostra contemporaneità declinando, o forse solo mutando di forma – la metamorfosi, per l’appunto – o magari addirittura nutrendo l’ambizione di rafforzare il suo ruolo. Si tratta comunque di domande aperte. Non c’è in atto, a nostro avviso, lo svolgersi di alcun destino irreversibile. E dunque, non solo le domande, ma anche le soluzioni sono tutte possibili, e aperte. È, in altre parole, una questione storicamente determinata, da affrontare su un piano prettamente storico.

Ripartiamo dalle domande poste all’inizio. L’ultima è quella che più ci interessa. La si può riformulare così: quanto è mutata la posizione del diritto nella società rispetto alla sua «classica» e tradizionale configurazione in età moderna? Nel brano citato all’inizio si parla a questo proposito di «tradizionale uso moderno» del diritto. Questo è il punto. In verità, quando siamo spinti a porci domande così impegnative, come quella sulla ipotetica «fine del diritto», è perché in realtà il diritto che abbiamo, o quello che vediamo nascere, non risponde più a quelli che chiamerei i paradigmi della modernità, ovvero le grandi narrazioni sulle origini e sui caratteri del diritto moderno che la tradizione della modernità ci ha consegnato. E che ogni giorno fatalmente premono su di noi quando osserviamo la realtà circostante.

Di lì dunque bisogna ripartire, dai paradigmi del diritto moderno. Data la natura di questo intervento, li illustreremo in modo più che sintetico. Ma un loro carattere di base non può comunque essere omesso. Pur avendo quei paradigmi una formazione lunga e travagliata, che percorre l’intera età moderna, in realtà essi sono divenuti tali, ovvero paradigmi, tra Otto e Novecento, al culmine dell’esperienza degli stati nazionali. Lì, in quel tempo storico, si sono diffuse le grandi narrazioni della genesi dello stato moderno e del diritto moderno, e in quel medesimo tempo si è dunque formata una dottrina corrente, quasi un senso comune, relativo ai caratteri necessari dello stato e del diritto. Non credo sia irrilevante sapere che la cultura politica e giuridica che fino ad oggi ha dominato il campo ha un preciso marchio di origine nell’età trionfante degli stati nazionali e del diritto pubblico statale. E poiché quell’età non è più la nostra, non c’è da stupirsi se con il parametro di quella cultura troviamo nella nostra realtà poco diritto, e ben poco stato[2].

Ma quando siamo di fronte a tale constatazione la reazione non dovrebbe essere, come qualche volta accade, quella di ricusare la realtà difforme dal parametro, ma piuttosto quella di mettere in discussione la pretesa del parametro stesso di essere universale, di valere cioè come modello di riferimento in ogni epoca, compresa la nostra.



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