Fine pena: ora (Italian Edition) by Elvio Fassone

Fine pena: ora (Italian Edition) by Elvio Fassone

autore:Elvio Fassone [Fassone, Elvio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2015-10-28T23:00:00+00:00


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Tre giorni di febbre

Il ricordo di una gioia passata non è più gioia, ma il ricordo di un dolore è ancora e sempre dolore.

Salvatore rientra in istituto come tramortito («... sono stato con la febbre alta per tre giorni, ma ora sto bene» mi scriverà poco dopo) e per quanto egli cerchi di reagire, il trauma è difficile da metabolizzare. Per tutti – per lui, per me, per le persone alle quali racconto l’accaduto – è impressionante la coincidenza tra il primo sorso di libertà dopo 21 anni e l’ultimo atto di una storia d’amore durata più che altrettanto: un’autentica trovata da accorto regista cinematografico, se non fosse che è una realtà crudele («... le dico che avrei preferito non uscire e Rosi restava con me, piuttosto che uscire e perderla. Ma la vita con me non è mai stata facile, mai un destino poteva pensare una cosa così tremenda»).

Gli scrivo come so, e so di saper dire soltanto delle ovvietà. Ma lui le accoglie come un sollievo, per quanto piccolo. «È come dice lei, i motivi sono tanti, gli anni passano, gli amori si spengono, e Rosi deve farsi una nuova vita... però dice che non mi farà mai mancare la sua presenza, il prossimo mese esco di nuovo in permesso e lei verrà ad aspettarmi fuori del carcere, e dopo andrà via, pensi che dolore avrò dentro di me».

È difficile, per chi sta fuori, cogliere la portata di un sisma emotivo così forte da scardinare una delle colonne portanti della vita. L’amore ha questo di iperbolico in sé, che è capace di regalare le più grandi gioie e i più acuti dolori. È un’iper-estesia ingovernabile, madre di esaltazioni sublimi e di depressioni atroci. Ma quando finisce traumaticamente, chi sta fuori può cercare di far leva su qualche altra risorsa: il gettarsi su un progetto, l’organizzare uno stile di vita inedito, l’aprirsi ad un nuovo incontro, talvolta il semplice immergersi nello stordimento. Chi invece è rinchiuso dentro non può contare su alcuna risorsa esterna, nullo essendo il suo potere di indirizzare le proprie giornate, nulla la speranza che il domani abbia un volto diverso.

Per questo mi suscita una tenerezza struggente il leggere, in una lettera successiva: «caro presidente, è dura ma supererò anche questa. E ora cambiamo discorso, non voglio macchiare il foglio con le mie lacrime...» . Ma nonostante il proposito, la penna torna a scivolare sul tema che brucia, e lo fa con accenti che dicono l’estrema solitudine di chi scrive: «dalla vita ho avuto molti più dolori che gioie: le cose belle che ho avuto sono solo due, una è Rosi e l’altra è lei, tutto il resto è dolore, dolore dato e dolore subìto».

Fatico ed esito ad accettare di poter costituire una delle due sole cose belle della sua esistenza. E tuttavia, se Salvatore lo scrive, in queste giornate di sofferenza panoramica, deve pur essere vero. Se penso quanto poco sforzo è costato a me l’intrattenere questa corrispondenza, e quanta risonanza positiva essa ha invece



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